Giù la maschera

Stai Serena

Il guaio del giornalismo sta soprattutto in questo: che è praticato da giornalisti. Altrimenti sarebbe una bella professione

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Il guaio del giornalismo sta soprattutto in questo: che è praticato da giornalisti. Altrimenti sarebbe una bella professione.

Ad esempio. Da giorni stanno parlando della giornalista Serena Bortone - così indipendente da essere stata responsabile Comunicazione nelle Primarie del Pd - come nuova eroina della libertà d'informazione. Noi la vediamo in tv da vent'anni e non sapevamo fosse una giornalista. Ma da adesso abbiamo deciso di seguirla. Solo perché Chesarà è su Rai3 non significa che sia una brutta trasmissione.

Comunque. Ieri, mentre il suo nome vibrava alto nei corridoi Rai come baluardo contro la censura meloniana, siamo stati percorsi da un flebile dubbio sui nobili intenti dell'eclatante uscita mediatica della Bortone - persona per altro verso così ordinaria che in sua presenza ci si sente soli quando abbiamo saputo che la sera, alla libreria Rizzoli a Milano, presentava (può succedere...) il suo nuovo romanzo, A te vicino così dolce. Pubblicato dal gruppo Mondadori. La Bortone è sì antifascista, ma non così stupida da essere antiberlusconiana. Libro alla cui pubblicità il caso Scurati, naturalmente, ha contribuito soltanto per una felice combinazione di eventi.

Vedi le coincidenze. Tra poco su Sky arriva anche la serie tv ispirata ai romanzi mussoliniani di Scurati.

Cosa che ci fa pensare, a proposito di occupazione televisiva, che alla fine uno come Pino Insegno era più discreto.

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