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Inter-Zhang, the end

Salvo improbabili sorprese il club passerà oggi al fondo Oaktree. E per i nerazzurri il futuro ricalcherà quello del Milan di Elliott

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L'ultimo giorno di Zhang. O il primo di Oaktree. Se ieri le banche in Lussemburgo non fossero state chiuse per la festa nazionale, oggi partirebbe la procedura per l'escussione del pegno, visto che Grand Tower non ha saldato il debito nel frattempo salito a 380 milioni, contratto 3 anni fa e scaduto proprio ieri. La festività ha concesso a Zhang altre 24 ore di tempo, l'unica proroga possibile, visto che Oaktree non intende concederne altre. Quindi oggi si chiude: prendere o lasciare, anzi pagare o farsi prendere l'Inter, come sembra sempre più probabile. Dopo la lettera disperata di sabato, il silenzio che fa rumore nella festa privata (700 ospiti) di ieri sera al Castello Sforzesco. Nemmeno il solito videomessaggio, nemmeno un saluto. Evidentemente Zhang non ha davvero più nulla da dire.

Non è questione di miracoli in extremis, i miracoli sono un'altra cosa. Questa è finanza, questi sono soldi. Se Zhang e il suo gruppo non li hanno trovati finora, ben difficilmente li troveranno oggi e così il suo creditore Oaktree può rapidamente diventare padrone dell'Inter al 99,6%, perché a pegno del prestito non c'era solo il 68,55% che fa capo alle società (tre) registrate in Lussemburgo, ma anche il 31,05% di Lion Rock, fondo di Hong Kong, che nel 2019 rilevò le quote di Thohir. Un'operazione alquanto articolata fin dalla nascita. Un tempo si chiamavano scatole cinesi.

Per la seconda volta in 6 anni, a Milano si ripete lo stesso copione. Cinesi che se ne vanno, americani che arrivano. Nel luglio del 2018, quando Yonghong Li non onorò il debito col fondo Elliott, l'iter di escussione fu rapidissimo. In 3 giorni il fondo di Paul Singer aprì e chiuse la pratica, anche se in quel contratto non era previsto il cosiddetto fair value, cioè la differenza che il creditore deve riconoscere all'insolvente fra il valore di mercato del bene (l'Inter) e il prestito non restituito, dedotti i debiti (e Zhang ha emesso sul mercato un bond di 400 milioni con scadenza 2027). Ed è proprio su questo non trascurabile dettaglio che si potrebbe arrivare in tribunale, come Zhang accennava senza dirlo, nella lettera, probabilmente il testamento alla sua presidenza.

Restano i 2 scudetti e la seconda stella, le 2 finali europee, i 7 trofei complessivi, l'indubbio rilancio sportivo e un futuro ancora roseo, nonostante il cambio di proprietà che porterà qualche novità. Non negli organigrammi, e non solo perché ci sono i contratti che prudentemente Zhang aveva fatto firmare ai suoi collaboratori più stretti. E nemmeno nei traguardi. «Alzeremo l'asticella, non abbiamo paura perché siamo l'Inter. E io potrei restare anche oltre il 2027», afferma Marotta a margine della festa. Oaktree ha tutto l'interesse a tenere alto il valore sportivo del club, però potrebbe cambiare la strada per raggiungere gli obiettivi. Zhang ha cercato di vincere, i conti sono venuti dopo.

Oaktree punterà anche allo scudetto del bilancio, un po' sulla falsariga di Elliott col Milan. Zhang, e sappiamo come, i soldi per il rinnovo a doppia cifra di Lautaro li avrebbe trovati. Non diamo per scontato che lo faccia anche Oaktree.

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