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"È un tumore cattivo, lotto per vivere". L'annuncio di Franco Di Mare in diretta tv

Il reporter Franco Di Mare racconta il mesotelioma: "Ho respirato amianto in missione"

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L'annuncio è arrivato in diretta tv, in collegamento con Fabio Fazio, a Che Tempo che Fa. «Mi sono preso il mesotelioma, un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell'aria. Si prende tramite la respirazione di parcelle di amianto, senza rendersene conto». Franco Di Mare, storico inviato Rai, sa di avere un orizzonte limitato: «Ho un tumore che non lascia scampo. Mi resta poco da vivere, quanto non lo so. Però non mollo. Confido nella ricerca», dirà pochi minuti dopo al Corriere della Sera. Da Fazio il giornalista mostra un «tubicino che mi corre sul viso, è legato a un respiratore automatico e mi permette di respirare in modo forzato, ma mi permette anche di essere qui a raccontare, a parlare con te».

Di Mare compirà 69 anni il prossimo 28 luglio, è nato a Napoli, ha iniziato la sua carriera giornalistica all'Unità e dal 1991 è in Rai, partendo dalla redazione esteri del TG2. Nel 1995 assume la qualifica di inviato speciale e inizia a girare il mondo per inchieste e reportage. Ed è proprio durante uno dei suoi servizi, quello nei Balcani per raccontare la guerra che li insanguinò all'inizio degli anni Novanta, ha avuto la genesi la sua malattia. «Sono stato a lungo nei Balcani - racconta al Corriere - tra proiettili all'uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell'aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l'ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all'ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci».

Insomma, Di Mare ha covato per decenni il nemico che ora lo sta uccidendo e che lui considera, come molti malati di tumore, una parte di sé, perché «il male fa parte della natura, ma io non sono la mia malattia». Appare rassegnato ma anche desideroso di lottare il più possibile per strappare più tempo che può. Confessa che la cosa più difficile è comunicare la malattia ai propri cari. «Ho avuto una vita bellissima - racconta a Fazio -. Le memorie che ho sono memorie piene di vita. Non voglio fossilizzarmi attorno all'idea di morte. Mi voglio legare all'idea che c'è la vita. Quello che mi dispiace tanto è scoprirlo solo adesso. Non è ancora tardi».

Tra le cose che addolorano di Mare, oltre che il suo destino e le difficoltà di muoversi, visto che è legato a un respiratore che supplisce al fatto che può contare su un terzo della capacità polmonare, ma lo limita molto nei movimenti, c'è il comportamento della sua azienda. «Quando mi sono ammalato - racconta al Corriere della Sera - ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l'elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno dieci mail, dall'ad al capo del personale. Nessuna risposta». Eppure, prosegue, «con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: Ho una malattia terminale. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi».

Il mesotelioma è una neoplasia che origina dal mesotelio, lo strato di cellule che riveste le cavità sierose del corpo come pleura, peritoneo, pericardio .

Oltre l'80 per cento dei casi è correlato all'esposizione alle fibre aerodisperse dell'amianto, con una latenza temporale di 15-45 anni, e un decorso di uno-due anni.

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