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Il Bloody Sunday, l'Irlanda e la Brexit. Soldati a rischio processo: pace in bilico

I parà che aprirono il fuoco nel '72 rischiano l'accusa di omicidio La decisione mentre Londra vota sull'addio alla Ue e sul confine

Il Bloody Sunday, l'Irlanda e la Brexit. Soldati a rischio processo: pace in bilico

La ferita mai rimarginata del Bloody Sunday torna a sanguinare. E lo fa proprio mentre il Regno Unito non trova via d'uscita al pantano della Brexit a causa dei dissensi sul confine irlandese, una questione che potrebbe mettere a repentaglio la pace fin qui faticosamente trovata.

Il 14 marzo i parenti delle vittime della strage che si consumò il 30 gennaio 1972 a Londonderry, Irlanda del Nord, saranno avvisati dalla Procura nord-irlandese dell'esito di un'inchiesta lunga sette anni e per la quale sono finiti sotto indagine 18 soldati del 1º Battaglione Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico. In quattro potrebbero essere accusati di vari reati gravi, tra cui omicidio, tentato omicidio, lesioni gravi e falsa testimonianza. Dopo la comunicazione ai parenti, la Procura ha già invitato le televisioni per un annuncio ai media.

I parà furono chiamati a intervenire durante una dimostrazione non autorizzata per i diritti civili e contro l'internamento senza processo in quel 1972 che segnò anche l'uccisione del primo soldato britannico e un'escalation di violenza senza precedenti. «Persero il controllo» e cominciarono a sparare sulla folla in una domenica che finì in un bagno di sangue: 14 morti, di cui 6 minorenni. Per quei tragici fatti, David Cameron, al termine di un'altra inchiesta sul Bloody Sunday lunga 12 anni, chiese scusa nel 2010. L'ex premier definì l'attacco ai manifestanti «ingiustificato e ingiustificabile» e precisò che «nessuno dei morti e dei feriti poteva essere considerato una minaccia». Ma fino ad allora nessuna incriminazione.

Ora i fantasmi del passato tornano con una tempistica inquietante, in un momento storico delicatissimo per le sorti della Gran Bretagna e della pace in Irlanda. Il 14 marzo è anche il giorno in cui la premier Theresa May ha fissato il voto parlamentare su un possibile rinvio della Brexit, in una settimana che deciderà il futuro del Regno Unito (il 12 ci sarà il voto decisivo sull'accordo con la Ue, il 13 su un eventuale no deal). L'intesa trovata tra la leader inglese e Bruxelles è stata finora bocciata dalla maggioranza a causa del nodo del confine irlandese, che tutti vogliono resti aperto, per evitare il ritorno di barriere fisiche come ai tempi dei checkpoint, ma che ognuno vorrebbe regolare con modalità e condizioni differenti.

La decisione della procura nord-irlandese rischia di gettare benzina sul fuoco. Per varie ragioni. Da una parte, infatti, c'è chi aspetta giustizia: «Non perdoneremo mai quel che è successo a Willie, ma se otterremo giustizia, avremo pace», dicono i parenti di William Nash, ucciso a 19 anni. Dall'altra parte ci sono militari che rischiano il carcere a vita per fatti di 50 anni fa (il più anziano ha 77 anni). Con un doppio paradosso: l'accordo del Venerdì Santo per la pace in Irlanda prevede che i terroristi detenuti per delitti gravi commessi durante i Troubles scontino al massimo due anni di carcere. Non solo. All'interno della polizia nord-irlandese è stata creata un'unità per i casi scottanti di quei tempi bui, la Historical Investigation Unit (HIU). Ma a finire più facilmente nel mirino saranno i veterani di cui il ministero della Difesa conserva uno storico, documenti, spostamenti e relazioni dei superiori, dati inesistenti sui gruppi paramilitari più noti di entrambi i lati della barricata, dall'Irish Republican Army (Ira) cattolica e repubblicana all'Ulster Volunteer Force (Uvf) protestante e unionista.

«Non erano addestrati in modo adeguato e non erano preparati a ciò che dovevano affrontare - spiega contrariato per i parà sotto inchiesta sul Bloody Sunday il colonnello Richard Kemp, ex comandante delle truppe britanniche in Afghanistan - Ed erano guidati da comandanti militari e politici che ora sono morti e non saranno giudicati. Si guarda solo all'ultima ruota del carro». Al coro dei disgustati si aggiunge Boris Johnson, anche lui convinto che non si possano lasciare i terroristi dell'Ira impuniti e i soldati a morire in galera: «Saranno sacrificati sull'altare della politica nel tentativo di far ripartire il governo in Irlanda del Nord».

Con il rischio di mettere a repentaglio la pace minacciata dalle tensioni su Brexit.

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