Economia

Il 2005 anno dei rally sulle borse mondiali

Il 2005 anno dei rally sulle borse mondiali

Michele Boschi

da Milano

Cala il sipario su un altro anno positivo per le borse internazionali. Se si escludono gli Stati Uniti, pressoché piatti (+4% S&P 500, +3,4% Nasdaq), dall'Asia (+40% Tokyo) all'Europa (+33% Zurigo, +27% Francoforte) le principali Piazze finanziarie hanno messo a segno rialzi a due cifre, grazie al rinnovato ottimismo di sviluppo economico e ad un rapporto particolarmente favorevole nei cambi valutari (-12,9% euro/dollaro). Anche Milano non ha deluso le aspettative, portandosi a casa un guadagno del 14% per l'intero indice telematico (Mibtel). Addirittura meglio hanno fatto i titoli a grande capitalizzazione racchiusi nello S&P Mib 40, salito del 15,6%. Si tratta del terzo anno consecutivo in forte rialzo (+14,9% nel 2004, +14,3% nel 2003), con l'indice che si è portato direttamente a ridosso dei 36 mila punti, livello interessante, anche se lontano dai livelli record, di fine 2000, quando aveva toccato i 43.660 punti.
Se allora erano i titoli tecnologici e le Telecom a trainare le borse, nel 2005 sono stati i bancari e soprattutto gli energetici. Proprio Saipem, società attiva nelle infrastrutture legate alla ricerca e all'estrazione del petrolio, si è aggiudicata la palma d'oro di titolo migliore dell'anno con un rialzo superiore al 56%. La forte domanda di greggio proveniente dai Paesi più industrializzati, Stati Uniti in testa, con l'aggiunta di realtà in rapido sviluppo come Cina e India, ha spinto ulteriormente i prezzi (+15% per il Brent nel 2005), già messi sotto pressione da uno scenario geo-politico instabile, scioperi (Venezuela) e strategie non sempre convincenti da parte dell’Opec, per non parlare dell'impatto degli eventi climatici.
La scorsa estate, nella stagione record per gli uragani, in coincidenza del catastrofico Katrina, il valore del brent ha superato la soglia dei 70 dollari al barile, arrivando a guadagnare il 40% del proprio valore dall'inizio dell'anno. Di questa situazione si è avvantaggiata anche la nostra prima azienda per capitalizzazione, l'Eni, che ha guadagnato in Borsa negli ultimi 12 mesi oltre il 28%, ma ancor più le società in prima linea nel trasporto e nella ricerca di petrolio. Per queste ragioni non c'è da stupirsi di fronte ai numeri da capogiro, con crescita a 3 cifre, di società come Erg, Tenaris o Socotherm.
Oltre agli energetici, a catalizzare l'attenzione degli investitori sono stati i titoli finanziari. Mps e Capitalia hanno guadagnato il 50% circa, mentre la Popolare di Milano il 44%. L'istituto senese veniva da un paio di stagioni senza lustri, con l'azione rimasta indietro rispetto alle rivali. Inoltre, con la recente riforma sulle Fondazioni, la banca diventa appetibile nel risiko bancario nazionale.
Anche alla banca di Roberto Mazzotta viene attribuito un premio «contendibilità», dopo le rimostranze provenienti da Bruxelles sullo statuto delle nostre Popolari (voto capitario), oltre al ruolo di regista per possibili operazioni straordinarie. Maggiore attenzione merita Capitalia, che da tre anni a questa parte continua a regalare grandi soddisfazioni ai propri azionisti (nel febbraio 2003 valeva 0,80 euro, oggi ne vale 4,2), piazzandosi sempre sul podio dei migliori rialzi di Piazza Affari. L'istituto rappresenta una storia di ristrutturazione molto apprezzata dal mercato, per la qualità degli asset, del management, e per i miglioramenti tangibili in termini di redditività ed efficienza.
Tuttavia, visto il rally messo a segno, viene da chiedersi quanto potranno correre ancora i nostri titoli bancari? La risposta non può essere univoca, anche perché ci sono realtà come la Bpi, al centro delle note vicissitudini finanziarie legate all'ex ad Gianpiero Fiorani, che da inizio anno presentano un saldo ancora in rosso (-8%). «Guardando complessivamente al nostro comparto bancario è evidente quanto stia pesando l'appeal speculativo legato a un possibile riassetto del sistema», spiega Alessandro Frigerio, gestore di Abis Sgr.
In effetti, se consideriamo il rapporto tra valore di Borsa (prezzo) e patrimonio netto, la media delle banche italiane si avvicina a 2 volte, contro 1,5 delle banche tedesche e 1,8 circa di quelle francesi.
Tornando ai record del 2005, e allargando lo sguardo all'intero Mibtel, le performance diventano molto più rilevanti. Con oltre il 274% Trevi Fin. Ind. (società di infrastrutture stradali), si piazza saldamente sul gradino più alto del podio, seguita dalla (nuova) Sopaf dei fratelli Magnoni, pronta ad analizzare diverse opportunità di business, forte di una valorizzazione dell'azione del 215,50%. Al terzo posto troviamo la Ras, in versione risparmio, che, dopo il rilancio dell'Opa da parte della controllante Allianz, ha visto impennarsi le proprie azioni del 207%.
Considerando invece, l'altra faccia della medaglia, ovvero i titoli peggiori negli ultimi 12 mesi, sul telematico una delle maglie nere spetta ad Alitalia, che tra scioperi, costi del carburante, forte concorrenza e in attesa che decolli il piano di Cimoli, ha perso circa il 52,62% (anche a causa di operazioni di natura straordinaria come l'aumento di capitale e l'accorpamento delle azioni). Quanto allo S&P Mib; le delusioni maggiori sono arrivate da Telecom Italia, Snam Rete Gas ed Enel con perdite rispettivamente del -17,1%, -17%, e -4,9%.
Se per le utility le incognite maggiori derivano dai dubbi sulla normativa (si parlava di una tassa sul tubo), per la nostra Telecom le difficoltà sono le stesse che stanno zavorrando tutto il settore: forte concorrenza, esposizione finanziaria elevata, e alti costi di sviluppo.

A questi vanno poi sommati i problemi di natura tecnica endogeni alla società(alcune scadenze di opzioni tra i soci per il 2006), che, stando alle indicazioni dei vertici, potrebbero però essere presto superati.

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