Controcorrente

"Abbiamo mollato amici e lavoro per inseguire un ostello"

Susanna Solazzo ed Eugenio Zona hanno setacciato il Sud America per scoprire i segreti dell'ospitalità e ripartire da zero

"Abbiamo mollato amici e lavoro per inseguire un ostello"

Un lungo viaggio attraverso il Sud America. Per scoprire tutto quello che si nasconde dietro un ostello. Per imparare il mestiere, farlo proprio e trasformarlo in quel piano B che in tanti desiderano, ma in pochi riescono a mettere in pratica. Così Susanna Solazzo ed Eugenio Zona sono riusciti a regalare a Ragusa il suo primo ostello. Un mix di semplicità e design nel quale accoglienza e calore sono le parole d'ordine. Milanesi doc, per realizzare il proprio sogno hanno lasciato tutto. Città, familiari, professioni consolidate. E lo hanno fatto guardando con ottimismo all'Italia. Alla Sicilia.

«Istintivamente la scelta sarebbe stata quella di realizzare un'impresa all'estero, immaginando le difficoltà che avremmo potuto incontrare a casa nostra raccontano -. Ma poi, ragionando, volevamo darci e dare una chance al nostro Paese. Che amiamo». Così, fra mille difficoltà, prima dell'estate è nato Hostel San Vito. Un bellissimo edificio dei primi Novecento in stile Art Nouveu, a metà strada fra Ibla e il centro storico di Ragusa. Qui sono di casa tutti i viaggiatori. Soprattutto stranieri, che decidono di visitare il nostro Paese con lo zaino in spalla. «I clienti tipo sono soprattutto le persone che viaggiano in solitaria, i single spiegano Susanna ed Eugenio -. L'ostello offre spazi comuni ampi e appositamente studiati per la convivialità, che invitano a stabilire rapporti. Perciò spesso si ritrovano a cucinare insieme persone di provenienze diametralmente opposte nel globo. Non c'è un limite di età per soggiornare in ostello, è lo spirito che conta. Viaggiando e ospitando, abbiamo trovato persone diverse: dal diciottenne all'ultra sessantenne».

E' stato proprio un lungo viaggio a ispirare un cambio di vita che Susanna ed Eugenio avevano cominciato a desiderare già da un po'. Lui, classe 1975, esperto di software distribution in grosse aziende nazionali e internazionali. Lei, nata nel 1968, assunta da un'azienda di arredo e design. «Abbiamo iniziato a pensarci nel momento in cui non ci sentivamo più a nostro agio ricordano -. Il mercato del lavoro aveva iniziato a prendere una direzione che non ci piaceva. Contratti capestro che generavano situazioni di disagio professionale e degrado nei rapporti umani». Di qui l'idea di staccare la spina per un po', di allontanarsi dalle abitudini e dalle dinamiche della vita in città. Un biglietto di sola andata per il Sud America ha aperto alla coppia un futuro nuovo. Qui Susanna ed Eugenio ci sono stati per quasi un anno, visitando tanti luoghi e dormendo rigorosamente negli ostelli. «Quando si sta per tanti mesi in viaggio è di vitale importanza risparmiare dicono -. Poi questa soluzione permette di conoscere altri turisti, scambiare idee e consigli di viaggio sui luoghi da visitare. E fare amicizie». La naturale conseguenza, una volta rientrati in Italia, è stata lasciare tutto e aprire un ostello. «Come indole siamo sempre stati dei viaggiatori zaino in spalla e quindi non abbiamo fatto altro che seguire le nostre inclinazioni». Non prima di aver studiato e giudicato. Capito punti forti e punti deboli di questa forma di accoglienza.

L'esperienza diretta ha permesso a Susanna ed Eugenio di capire in che direzione muoversi. E di scegliere la sede ideale per il loro progetto. Ragusa appunto, molto turistica ma fino ad allora sprovvista di strutture del genere. «La città offre buoni servizi ed essendo nel contesto della Val di Noto è molto interessante sotto il profilo culturale confermano -. Poi gode di una posizione privilegiata e consente di diversificare le attività, che spaziano dal mare alle escursioni nella natura o nelle città d'arte vicine. E poi il cibo è un'eccellenza della Sicilia e del Sud Italia». Una scelta molto ponderata, quindi. Soprattutto alla luce della forte vocazione internazionale del progetto. «Per noi era importante che la città avesse un aeroporto nei paraggi visto che ora, con i voli low-cost, molte località italiane e internazionali sono diventate alla portata di tutti proseguono -. Inoltre era fondamentale trovare un luogo in cui non fosse ancora disponibile questa tipologia di accoglienza». Le difficoltà sono, però, state tantissime. Così come gli ostacoli, le lungaggini, gli intoppi. «Il problema più grande è la lentezza e la farraginosità della burocrazia ammettono -. Ti scontri con la poca chiarezza e il garbuglio delle leggi. Poi c'è l'incapacità dei burocrati, l'inettitudine nel ricoprire il proprio ruolo. Tutto questo genera una perdita di tempo immensa e uno sfinimento che porta tante persone, portatrici sane di buone idee e buona volontà, a rinunciare ai propri progetti. Un altro grave problema è quello dell'abusivismo e del mercato irregolare che si è largamente diffuso con l'avvento della sharing economy e che ormai è totalmente fuori controllo». Susanna ed Eugenio però hanno resistito, nonostante la tentazione che più volte ha cercato di prendere il sopravvento di mollare tutto. «A volte lo abbiamo pensato, ma ormai eravamo sulla strada e volevamo vedere se ce l'avremmo fatta ad arrivare in fondo». Così è stato, e oggi Hostel San Vito è una realtà sana e dinamica. «In Sicilia siamo stati accolti benissimo affermano -. Ci siamo confrontati da subito con un team di persone assolutamente propositive ed aperte ad accogliere nuovi progetti e nuove idee. Non potevamo sperare di meglio e neanche immaginare di meglio».

Superati i primi problemi, ora ci sono le soddisfazioni. Quella più grande? «Sentire i commenti degli ospiti su come si sono trovati a loro agio e vederli fermarsi da noi per più giorni rispetto a quanto avessero programmato inizialmente». Un piacere che fa passare in secondo piano anche la stanchezza: «Ci si sveglia presto per preparare la colazione e per attivare la reception. La giornata si svolge tra check-out, chiacchiere con gli ospiti che chiedono informazioni e molto tempo passato davanti al pc per promuovere l'attività. E poi ci sono le incombenze di routine: pulizie e riordino dei locali». Ma nonostante questo i progetti vanno avanti. L'ultimo è lo Spazio San Vito.

Un incubatore per artisti e fotografi emergenti che, come Susanna ed Eugenio, vogliano scommettere sulla terra più a Sud d'Italia.

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