Politica

Abu Omar, richiesta del pm: 13 anni per Pollari

La procura di Milano chiede la condanna dell'ex capo del Sismi, del suo braccio destro Mancini e degli 007 della Cia accusati del rapimento dell'imam estremista della moschea di via Quaranta avvenuto nel 2003. Sulla vicenda c'è il segreto di Stato posto dai governi Prodi e Berlusconi

Abu Omar, richiesta del pm: 13 anni per Pollari

Milano - Tredici anni di carcere per il generale Nicolò Pollari, ex direttore del Sismi. Dieci anni per lo 007 Marco Mancini, capo del controspionaggio militare. Una lunga serie di condanne per i ventisei uomini della Cia, gli agenti segreti americani che il 17 febbraio 2003 eseguirono il sequestro, tra cui l'ex capo della Cia in Italia, Jeff Castelli, e l'ex capocentro di Milano, Bob Lady. Queste sono le richieste con cui il procuratore aggiunto Armando Spataro ha concluso la sua requisitoria al processo per il rapimento di Abu Omar. Il sequestro dell'imam della moschea milanese di via Quaranta, nella ricostruzione compiuta dalla Procura milanese, fu una operazione congiunta in cui la Cia ottenne non solo la "copertura" ma anche la collaborazione fattiva dell'intelligence italiana, in cui agiva "un sistema criminale la cui regia era del generale Pollari". Il sequestro fu una, così l'ha definita Spataro, condotta in violazione delle convenzioni internazionali e delle leggi italiane. Abu Omar, sostiene il procuratore aggiunto, venne consegnato dagli americani al governo egiziano e qui torturato a lungo.

A condizionare la requisitoria di Spataro, e l'intero processo, c'era la decisione dei governi Prodi e Berlusconi che confermava l'esistenza del segreto di Stato su tutti gli eventi "collegati o collegabili" al sequestro Abu Omar che riguardassero l'organizzazione interna dei nostri servizi segreti e i loro rapporti con la Cia e gli altri servizi occidentali. Una sentenza della Corte Costituzionale, chiamata a esprimersi su ricorso della magistratura milanese, aveva confermato pressoché integralmente la sussistenza del segreto di Stato, ritenendo che gli interessi della sicurezza nazionale debbano prevalere su quelli delle indagini giudiziarie.

Secondo i difensori di Pollari e degli altri imputati italiani, la sentenza della Consulta rendeva inutilizzabile la gran parte delle prove raccolte durante l'inchiesta e insostenibile l'accusa a carico dei nostri 007. Invece Spataro ha sostenuto nella sua requisitoria che la sentenza della Corte non può fornire in alcun modo una copertura ad una "attività criminale" come quella realizzata con il rapimento di Abu Omar E che pertanto le prove raccolte a carico di Pollari e Mancini restano utilizzabili: almeno in misura sufficiente a dimostrare la loro responsabilità. "Entrambi sono raggiunti da inequivocabili fonti di prova", sostiene. "Non siamo in presenza del "non poteva non sapere" ma a prove specifiche di responsabilità". Fu Pollari, dice, a prendere accordi con la sede romana della Cia per rendere possibile la "rendition" di Abu Omar.

Spataro non si sbilancia nell'analizzare i motivi del comportamento di Pollari. Ma si limita a dire che, quand'anche Pollari avesse ricevuto l'okay del governo dell'epoca ("e di questo non abbiamo alcuna prova") questo non giustificherebbe la sua linea di comportamento. Semmai, se un ordine del genere dovesse emergere, sarebbe il governo dell'epoca a dover venire a sua volta incriminato. Di certo per Spataro c'è che l'atteggiamento di Pollari e Mancini "ha rafforzato la volontà degli autori del sequestro, provate a immaginare se la Cia si fosse vista rispondere "non ti permettere, io ti denuncio", se avrebbe mai compiuto il sequestro. Assolutamente no. Pollari dà le indicazioni per studiare Abu Omar, che vengono trasmesse a Mancini. Pollari nella migliore delle ipotesi ha scelto la comoda strada di voltare la faccia dall'altra parte mentre i sequestratori agivano. Ma c'è di più: noi abbiamo la prova che il Sismi disse sì". Per Pollari e Mancini sussistono le aggravanti, di avere commesso il fatto abusando dei poteri relativi alle loro funzioni.

In aula, Spataro ha riepilogato meticolosamente testimonianze e intercettazioni che dimostrerebbero il pieno coinvolgimento dei vertici del Sismi. Gli avvocati difensori sono insorti, cercando di bloccare la requisitoria e accusando il pubblico ministero di utilizzare materiale coperto dal segreto di Stato. Ma il giudice Oscar Magi ha respinto le eccezioni: "la requisitoria - ha detto - non può essere interrotta, il pm si sta assumendo le sue responsabilità e sa sicuramente quello che fa". Le sole richieste di proscioglimento avanzate da Spataro riguardano tre funzionari minori del Sismi (Raffele Di Troia, Giuseppe Ciorra e Luciano Di Gregorio), gli unici le cui responsabilità verrebbero "oscurate" integralmente dal segreto di Stato.

Per il resto - con la pesante richiesta di condanna di Pollari e Mancini - la requisitoria del procuratore aggiunto milanese costituisce un atto d'accusa senza precedenti contro non solo il "servizio" italiano ma anche contro la pratica delle "rendition", la strategia antiterrorismo varata dall'intelligence americana sotto la presidenza Bush.

Commenti