Roma

Accademia Silvio D’Amico Da Pirandello a Cechov gli allievi provano l’ebrezza del «monologo d’autore»

Si intitola «Frammenti» l’eclettica carrellata di monologhi che Valerio Binasco ha confezionato come saggio di diploma per i 18 allievi del III anno di recitazione dell’Accademia «Silvio D'Amico». Frammenti di drammaturgia, certo, ma anche di teatro vivo, di energia che arriva in sala (quella intima del Teatro Studio Eleonora Duse) dispensata da visi, corpi e voci assai giovani, capaci però di restituire forza alle scritture di drammaturghi quali, tra gli altri, Eduardo, Pirandello, Molière, Bond, Berkoff, Cechov, Norén. In circa un’ora e mezza di spettacolo, queste nuove leve della nostra scena attraversano generi e linguaggi molto diversi tra loro; scelgono stili interpretativi personali, inclinano soprattutto per l’astrazione e il gioco grottesco, mentre la visione d'insieme del regista lega fluidamente i vari pezzi l’uno all'altro, come fossero presenze uniche ma complementari. Si passa dai classici ai contemporanei, dal dramma alla commedia, dal cinismo britannico al languore partenopeo, dal cabaret allo scorcio realista, dall'impegno civile al chiaroscuro dei sentimenti più controversi. E, anche quando si ride, c’è sempre una stilla di maledetta amarezza che emana da queste microstorie. Soprattutto laddove l’interpretazione si fa molto consapevole e matura. Come capita, secondo noi, nel caso di Fabrizio Falco, ruvido ma plastico nel suo inquietante assaggio de «I barbari» di Keefee Barrie; di Viviana Altieri, artefice di una lettura marionettistica de «Lo stupro» di Franca Rame; di Sara Putignano, molto efficace in «Jubilaum» di George Tabori; di Marco Palvetti, agilmente alle prese con «Occhiali neri» di Eduardo; e soprattutto della romana Elisabetta Mandalari, davvero straordinaria nel suo assolo con giacca maschile tratto da «La regina dei cappelli» di Vittorio Franceschi. In scena fino a domenica e poi in replica al festival di Spoleto il 25 e 26 giugno.

Info: 06/36000151.

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