Politica

Acqua privatizzata, fiducia sul decreto: scontro

Il governo pone alla Camera la questione di fiducia sul "decreto Ronchi", già approvato dal Senato e il cui "cuore" è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresa l’acqua. L’Italia ha le tariffe dell’acqua tra le più basse del mondo. Il Pd: "Si stralci l’articolo sui servizi pubblici locali"

Acqua privatizzata, fiducia sul decreto: scontro

Roma - Il governo pone alla Camera la questione di fiducia sul "decreto Ronchi", già approvato dal Senato e il cui "cuore" è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresa l’acqua. Ad annunciarlo nell’Aula di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, spiegando che la fiducia sarà votata su un "maxiemendamento" con un testo "identico" a quello approvato dalla commissione che "è identico a quello arrivato dal Senato".

Opposizione sulle barricate "Si sarebbe arrivati subito ad un voto unanime su questo provvedimento se il governo avesse stralciato dal decreto l’articolo sui servizi pubblici locali che non ha il coraggio di discutere né di spiegare alla gente", ha detto nell’Aula della Camera la democratica Marina Sereni spiegando che la fiducia "non è certo motivata dall’ostruzionismo dell’opposizione da dalla mancanza di fiducia del governo rispetto ai propri deputati". Durissimo anche il dipietrista Massimo Donadi: "Voi umiliate il Parlamento e offendete la democrazia; siete una maggioranza appecoronata felice di non lavorare per un giorno". Il centrista Michele Vietti ha, invece, ribadito che l’aspetto tempo, denunciato dal ministro Vito come alla base della fiducia a Montecitorio sul decreto, è causato dal fatto che il testo sia stato per troppo all’esame del Senato. Una circostanza condivisa, questa, appieno da Simone Baldelli del Pdl, secondo cui "servono regole certe sui tempi certi per l’esame dei provvedimenti".

Le proteste del Wwf La riforma del servizio idrico, contenuta nel decreto obblighi comunitari in discussione oggi alla Camera "arriva in un momento molto delicato ed estremamente vulnerabile per le capacità dello Stato di pianificare, controllare e gestire la risorsa idrica" e va stralciata dal provvedimento. La pensa così il Wwf convinta che "l’acqua, bene comune e prezioso" vada difesa. Ed invece, fa notare l’organizzazione, "il suo destino è oggi affidato all’approvazione di una norma che, se dovesse passare, rischia di non accontentare nessuno, né chi è per la ripubblicizzazione della gestione né chi è per la liberalizzazione". Oltre al fatto che tale norma, "rimette in discussione anche le società che hanno già avviato, da almeno due anni, la gestione della risorsa idrica secondo le leggi vigenti". Per il Wwf "invocare nel provvedimento in discussione oggi l’obbligo comunitario è inoltre un falso problema, visto che permane saldo, nel diritto e nell’esperienza comunitaria, l’istituto dell’in house providing, ovvero, quel complesso di strutture che svolgono attività di pubblica amministrazione, sia l’esercizio della funzione organizzativa dei pubblici poteri".

Il costo dell'acqua in Italia L’Italia ha le tariffe dell’acqua tra le più basse del mondo. Stando ai dati forniti da Federutility e contenuti nel Blue Book 2009, sintesi della situazione dei servizi idrici nel Paese, quest’anno la tariffa media è risultata pari a 1,29 euro al metro cubo. Una famiglia di tre componenti, residente a Roma, paga un importo complessivo di 177 euro per un consumo medio annuo di 200 mc di acqua. A Tokyo per la stessa quantità di paga il corrispettivo di circa 280 euro, a San Francisco poco più di 400; 430 euro a Helsinki, 560 a Bruxelles, 740 euro a Parigi, 800 a Zurigo e poco meno di 970 euro a Berlino. La città tedesca è in cima alla classifica per costi. Qui per il solo servizio di acquedotto vengono addebitati, ogni anno, 428 euro per famiglia, contro i 63 euro pagati a Roma. Invece, per la quota fissa e per fognatura e depurazione, a Berlino si pagano 510 euro annui, contro i 98 di Roma.

Nella classifica di città presa in considerazione dal Blue Book, solo a Buenos Aires (37 euro l’anno), Hong Kong (102) e Miami (169), hanno tariffe più basse di Roma.

Commenti