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Adriano, vita da ubriaco all’Inter. "Un inferno"

Il brasiliano si confessa: "Ero depresso e sempre pieno di birra: impresentabile. Per non arrivare tardi agli allenamenti non dormivo. Ora ho meno soldi ma più serenità. Il denaro non è nulla se ti manca la famiglia"

Adriano, vita da ubriaco  
all’Inter. "Un inferno"

«Io e Belen stavamo ballando quando ci siamo trovate davanti un energumeno di oltre due metri che ha iniziato a insultarci e allungare le mani. Il privè era pieno ma nessuno è venuto a difenderci, c’era anche Ronaldo ma l’unico che si è messo in mezzo è stato Adriano. Lui sì che è un galantuomo». Hollywood, marzo di due anni fa, poi Belen Rodriguez e la sua amica Nora Amile verso le 3 di mattina lasciano la discoteca, restano Adriano e Rolando Howell, l’energumeno, e il cestista gonfia come un canotto l’Imperatore.

Cosa viene in mente? Che Ronaldo non ha alzato un dito, giusto? Siamo sulla buona strada. Un episodio che identifica il Fenomeno e l’Imperatore. Adriano con i cerotti non si presenta alla partita di beneficenza a Marsiglia organizzata da Zidane. Ronaldo invece ha tenuto le mani a posto, è uno con la testa sulle spalle, lui.
Si fa presto a diventare un mito all’incontrario, non importa come ci si arrivi, Adriano ci ha messo tanto di suo ma la strada gliel’hanno scelta altri: «Ho iniziato a bere. Ero felice solo quando bevevo, c’erano feste ogni sera e io bevevo. Bevevo tutto quello che mi portavano davanti, vino, whisky, vodka, birra. La situazione non era sotto controllo, o bevevo o dormivo. E quando mi svegliavo non avevo la minima idea di dove fossi».

Arrivavi ad Appiano e ricevevi notizie: «Adriano è stato l’ultimo ad arrivare e il primo ad andarsene», oppure: «Adriano proprio non s’è visto». Nel primo caso Mourinho lo aveva rispedito a casa immediatamente, nel secondo l’Imperatore dormiva nella sua villa alla periferia di Como. Una volta José gli disse: «Vai a casa e torna in condizioni presentabili per l’allenamento del pomeriggio». Adriano ricomparve 2 giorni dopo. L’Inter ogni volta trovava un rimedio, un risentimento muscolare, una distorsione al malleolo, le cavallette. «Mancini e Mourinho hanno fatto il possibile per aiutarmi, ma la depressione per la morte di mio padre era un buco enorme che solo l’alcol colmava». Ma Adriano non era mai solo, uno così ha sempre tanti amici, i suoi connazionali, la combriccola di Rio, gente che gli viveva in casa, uno che cucinava, uno che gli governava le automobili e andava a schiantarsi su vari muri, un altro che gli tagliava i capelli.

Tutti ricordano come avesse sempre i capelli in ordine Adriano. Questi suoi amici, che gli vivevano gratis in casa, fecero nascere subito i sospetti che fossero i primi a metterlo nei guai. Lui era affettivamente ubriaco, ma chi poteva, meglio di loro, sapere dove, come e quando? La vigilanza nerazzurra lo pescava in giro ubriaco, un incaricato lo trasportava a Como. Ma c’erano delle mattine che non c’era nessuno disponibile, e allora lo alloggiavano al Melia. Un minuto dopo lo sapeva tutta Milano. Gli amici che abitavano con lui, liquefatti. Se c’era una rissa al Testaccio fra Mexes e un albanese, qualcuno aveva visto Adriano nei paraggi, al Casinò di Campione 300mila euro fatti fuori in tre giri di roulette, all’Hollywood 500mila in champagne, così, per brindare alla vita che gli stava voltando le spalle.

Adesso sembra sia cambiato tutto, parla al passato e al Flamengo contano i soldi della vendita delle sue magliette. Prima però è dovuto passare dagli altri amici, quelli delle favelas di Rio dove, se non paghi dazio, non esci dalla tua casa con la porta di latta. Ha fatto 13 gol in 26 partite del Brasilerao, capocannoniere, e il Flamengo ha gli stessi punti, pochi, del Corinthians di Ronaldo che domenica rientra dopo la lungodegenza. Si era infortunato a un braccio e mentre era in anestesia ha chiesto se potevano fargli anche un minimo di liposuzione, si sentiva sovrappeso il Fenomeno.

La lontananza dai campi è durata un po’ di più, ma che c’entra, mica è Adriano.

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