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Gli afghani: "I tre hanno confessato" Emergency: "Accuse senza credibilità"

Nuove accuse contro gli operatori arrestati. L'ambasciatore Glaentzer ha incontrato i tre medici: "Stanno bene". Il governo afghano: "Indagine rigorosa e spedita". Gino Strada attacca: "Karzai fa la guerra a un ospedale. Accuse grottesche". Frattini: "Fiducia nelle autorità afghane, prego che non ci sia nessun italiano coinvolto direttamente o indirettamente, sarebbe una vergogna. Noi portiamo pace, non guerra come dice Strada che parla più da politico che da medico". L'arresto e l'accusa di complotto

Gli afghani: "I tre hanno confessato" 
Emergency: "Accuse senza credibilità"

Roma - I tre italiani arrestati dalla polizia afghana nella provincia di Helmand hanno "confessato" il proprio ruolo nel complotto per assassinare il governatore Gulab Mangal. Lo hanno riferito funzionari afghani al britannico Times. "Tutti e 9 gli arrestati hanno confessato", ha detto il portavoce del governatore di Helmand, Daoud Ahmadi: "Erano accusati di avere legami con al Qaida e i terroristi. Hanno riconosciuto il proprio crimine. Hanno detto che c'era un piano per compiere attentati suicidi negli affollati bazar, il compound del governatore Gulab Mangal, che volevano uccidere". "Nel corso delle perquisizioni abbiamo trovato esplosivi, comprese delle granate, cinture esplosive ed armi nascoste nelle scatole delle medicine", ha aggiunto il portavoce, precisando che gli esplosivi "sono stati introdotti in Helmand camuffati da "rifornimenti medicali". Secondo Ahmadi, "i fermati avevano legami con la Shura Quetta talebana, il consiglio ribelle in esilio in Pakistan" e sono stati "pagati 500 mila dollari per compiere l'attacco". "L'intelligence ha controllato l'ospedale per oltre un mese", ha aggiunto. Il piano dei fermati era quello di "compiere attacchi suicidi nei bazar e poi attendere la visita del governatore ai feriti per ucciderlo". "Nel corso degli interrogatori - ha detto Wahidhullah, consigliere del governatore di Helmand - i contorni del complotto sono emersi con chiarezza, così come è emerso il fatto che per realizzarlo un italiano, Marco Garatti, avrebbe ricevuto denaro dai talebani". "Il governatore - ha infine detto - di solito si intrattiene con le vittime del conflitto nell'ospedale di Emergency per portare assistenza e denaro. Era previsto che in una delle prossime visite, dopo aver lasciato le sue guardie del corpo all'esterno dell'ospedale, Mangal avrebbe trovato a sorpresa nella sala, dove erano ricoverati i feriti, i talebani armati per ucciderlo". Secondo il Times, inoltre, "le Forze speciali britanniche e quelle di intelligence attive in Helmand non sono parte della missione Nato, ma lavorano al fianco delle forze afghane nella provincia". Il portavoce del ministero dell'Interno, Zamarai Bashary, ha confermato anche al Times che "quello che si vuole sapere ora è come quel materiale è entrato nell'ospedale, e chi è responsabile".

Emergency: parole prive di credibilità Le dichiarazioni del portavoce del governatore di Helmand "non hanno alcuna credibilità", esattamente "come le cose dette ieri". Risponde così Emergency alle parole di Daoud Ahmadi. "Quello che ci dicono dall'Afghanistan dopo aver visto i nostri medici - aggiunge il portavoce, Maso Notarianni - è che le cose stanno in tutt'altro modo. E le stesse dichiarazioni del ministro dell'Interno afghano confermano le nostre tesi". "E' una bufala - dicono a Emergency -. A noi non risulta niente di tutto ciò che è stato scritto. Siamo fermi alle notizie che questa mattina ci ha fornito l'ambasciatore italiano in Afghanistan".
"Non è possibile, non è assolutamente possibile". I familiari di Matteo Dell'Aira, l'infermiere di Emergency arrestato ieri in Afghanistan, informati dall'ANSA della notizia del Times che afferma che i tre operatori di Emergency avrebbero confessato le proprie responsabilità, non sono riusciti a nascondere tutta la loro incredulità. "Non vogliamo neppure prendere in considerazione questa eventualità", hanno poi aggiunto.

La Cnn: accuse anche per il rapimento Mastrogiacomo Le autorità afghane accusano i tre italiani di aver avuto un ruolo anche nell'uccisione dell'interprete di Daniele Mastrogiacomo, Adjmal Nashkbandi. Lo riferisce la Cnn online. Mastrogiacomo, giornalista de La Repubblica, fu rapito il 5 marzo 2007, a pochi chilometri da Lashkargah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand, insieme all'autista Sayed Haga, di 25 anni, e al giornalista Adjmal Nashkbandi, di 23, che gli faceva da interprete. Dopo 14 giorni di prigionia e dopo l'esecuzione dell'autista, a conclusione delle trattative condotte dal governo italiano, Mastrogiacomo fu rilasciato mentre il suo interprete, liberato ma subito ripreso dai talebani, fu trucidato una ventina di giorni dopo. Il Times ricorda che all'epoca, alcuni operatori dell'ospedale di Emergency vennero accusati dalle autorità di Kabul di aver avuto un ruolo nel rapimento del giornalista italiano. Secondo il quotidiano britannico, "la pressione del governo italiano bloccò ulteriori indagini" sull'ospedale da parte delle autorità afghane.

Il giornalista: accuse assurde "Come si fa ad accusare gli operatori di Emergency di una cosa del genere?". Il giornalista del quotidiano La Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, si dice "sbalordito" delle accuse, riportate dalla Cnn. "Forse nel 2007, quando io arrivai al campo - dice Mastrogiacomo all'ANSA - loro non c'erano. Del resto io sono stato lì solo per poche ore e non mi ricordo di loro". Ma di una cosa il giornalista è certo: "Da lì sono partito con un convoglio mentre Adjmal è partito con un altro e ci siamo salutati dicendoci che ci saremmo rivisti presto. Eravamo sicuri di esserne usciti indenni. Ma poi lui è stato nuovamente catturato lungo la strada e a catturarlo sono stati i talebani. Da questo a dire che questi tre italiani sarebbero responsabili della sua uccisione mi sembra decisamente come dire una bugia perché ad ucciderlo sono stati i talebani". Il giornalista aggiunge: "''Gli operatori Emergency sono quelli che hanno trattato per la nostra liberazione. Voglio ricordare che subito dopo il nostro rilascio, le autorità afghane tennero in carcere per tre mesi Ramatullah Anefi, che svolse il ruolo di mediatore con i rapitori, accusandolo di essere il mandante del sequestro e di averci incontrati per tre volte durante la nostra prigionia, cosa assolutamente falsa perché io lo vidi solo il giorno della mia liberazione".

L'incontro con l'ambasciatore Stanno bene i tre operatori di Emergency arrestati in Afghanistan. L'ambasciatore italiano a Kabul Claudio Glaentzer li ha infatti incontrati stamani e li ha trovati "in buone condizioni". L'infermiere Matteo Dell'Aira (coordinatore medico), il chirurgo d'urgenza Marco Garatti, veterano dell'Afghanistan e il tecnico della logistica Pagani sono ancora in stato di fermo in una struttura dei servizi di sicurezza afghani.Ma dall'Italia il fondatore di Emergency, Gino Strada attacca duramente il governo afgano e il presidente Karzai.

L'indagine sarà "rigorosa e spedita" hanno assicurato le autorità afghane all'ambasciatore Glaentzer. Da ieri infatti l'ambasciata sta seguendo la vicenda in stretto contatto con il Ministero dell'Interno e i servizi che hanno assicurato rigore ma anche tempi rapidi.

Strada accusa Karzai "E' iniziata una guerra preventiva per togliere di mezzo un testimone scomodo prima di dare il via ad un'offensiva militare in quelle regioni", ha detto Gino Strada, il fondatore di Emergency, in una conferenza stampa a Milano. "I nostri medici sono stati rapiti dalla polizia del governo Karzai, quel governo difeso dalla coalizione internazionale della quale fa parte anche l'Italia. La coalizione internazionale è li a difendere quel governo". Poi ha aggiunto: "I nostri medici sono stati rapiti dalle forze di polizia nella peggiore tradizione terroristica". "E' scattata una guerra ad un ospedale", ha proseguito Strada. "La cosa - ha spiegato - non mi sorprende perché la logica della guerra è diversa dalla nostra. Nella guerra un ospedale é qualche cosa di strano e di anomalo perché cura e cerca di salvare le vite invece di distruggerle". Gino Strada ha quindi raccontato che in Afghanistan sono state eseguite in questi anni 60 mila visite ambulatoriali e ci sono stati 10 mila ricoveri. "Abbiamo curato feriti grazie al rispetto delle convenzioni internazionali. Fino a poco tempo fa i trattati venivano rispettati. Anche quando c'era il regime filo-sovietico, i mujaddin, che oggi sarebbero chiamati ribelli, venivano portati in ospedale, curati e riaccompagnati da dove erano venuti. Oggi tutto questo non è possibile. Dopo i bombardamenti non è stato neppure possibile aprire un corridoio umanitario". "Sarebbe utile che anche gli italiani facessero sentire la loro voce. Il ministro Frattini - ha spiegato Strada - è informato, noi siamo in contatto con la Farnesina e ci auguriamo che il governo faccia tutto il possibile".

"In un video uomini Isaaf" "C'é un video - ha spiegato Gino Strada - che mostra la presenza, fuori e dentro l'ospedale, delle truppe Isaaf". In precedenza Cecilia Strada, presidente di Emergency, aveva ricordato che in un contatto telefonico di ieri, subito dopo aver appreso dell'arresto, era stato spiegato ad Emergency che i medici e gli infermieri erano stati prelevati dai servizi segreti afgani. La Strada ha quindi raccontato di una telefonata fatta su un cellulare di uno degli arrestati al quale ha risposto un soldato britannico appartenente all'Isaf. "C'é un video - ha ribadito Gino Strada - che mostra i soldati britannici non solo fuori dall'ospedale per un cordone di protezione ma anche all'interno". Alla domanda se l'Italia era informata dell'operazione, Strada ha replicato: "chiedetelo alla Farnesina".

Frattini: "Piena fiducia nelle autorità di Kabul" I diritti dei tre italiani dell'ospedale di Lashkargah fermati ieri a Kabul saranno tutelati. E' l'assicurazione fornita al ministro degli Esteri Franco Frattini dall'omologo afghano Zalmay Rassoul questo pomeriggio in un colloquio telefonico. E il nostro ministro degli Etseri ha espresso a Rassoul la piena fiducia sulla correttezza dell'attivtà investigativa delle autorità afghane e ha ribadito la linea di rigore contro qualsiasi attività di sostegno, diretto o indiretto, al terrorismo.

Frattini: "Prego che non ci sia nessun italiano che abbia direttamente o indirettamente compiuto atti di questo genere. Lo prego davvero di tutto cuore, perché sarebbe una vergogna per Italia". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini ai microfoni di Sky Tg24 commenta la possibilità di un coinvolgimento dei tre operatori di Emergency.

"Noi portiamo pace, non guerra" "Non ho la minima idea" di chi possa aver messo armi pericolose tra cui giubbotti esplosivi nell'ospedale in Afghanistan "a differenza di Gino Strada non azzardo ipotesi, non faccio battute politiche nei confronti dell'Isaf come ha fatto lui", lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini a Sky Tg24 commentando le affermazioni del fondatore Emergency che ha parlato di un'operazione di "guerra preventiva" contro "un testimone scomodo" come Emergency. "Noi lavoriamo lì per portare la pace non certamente per portare la guerra", ha aggiunto, "lui parla sempre di guerra, noi ci preoccupiamo dei tre connazionali, poi le sue dichiarazioni stanno a lui. "Certo le dichiarazioni di Strada oggi pomeriggio avevano il sapore di dichiarazioni politiche e non di quelle di un medico che vuole salvare la vita alla gente".

Manifestazione contro l'ospedale Centinaia di persone hanno manifestato davanti all'Ospedale di Emergency a Lashkar-Gah, nella provincia meridionale afghana di Helmand, chiedendone a viva voce la chiusura. Lo hanno riferito fonti giornalistiche locali. "La gente ha chiesto a gran voce la chiusura dell'ospedale - ha detto un giornalista che ha seguito la protesta - sostenendo che con la sua attività Emergency aiuta i talebani e costituisce un pericolo per la sicurezza della provincia". Da parte sua il portavoce del governo di Helmand, Daud Ahmadi, dopo aver accusato direttamente i tre italiani di aver partecipato "ad un complotto per uccidere anche il governatore in occasione di una visita all'ospedale", ha detto "di non aver nulla da aggiungere a quanto dichiarato". In merito alla protesta popolare contro l'ospedale, ha osservato che "una sua chiusura potrebbe essere decisa solo dal governo centrale", e non da quello provinciale.

Strada: "E' propaganda" Le proteste davanti all'ospedale di Lashkar-Gha? "Fanno parte della propaganda, ci furono anche quando fu rapito il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo", dice Gino Strada, nel corso della registrazione del programma 'Che tempo che fa' condotto da Fabio Fazio. Strada ha detto che "le proteste fanno parte della propaganda, in Afghanistan non ci vuole molto; non serve nemmeno pagarle, basta andare da una cinquantina di persone e dire loro: andate a far casino in quel posto". Strada ha aggiunto che l'ospedale di Lashkar-Gha "ha visitato 60 mila persone e ha eseguito 10 mila interventi chirurgicì. "Non abbiamo una statistica di quanti talebani, quanti antitalebani, quanti civili abbiamo curato - ha proseguito il fondatore di Emergency -. Certamente c'é qualcuno, tra quelli che abbiamo operato che aveva simpatia per i talebani. Lo dicono tutti i giornali che i talebani controllano l'80% del territorio afghano. Qualcuno, quindi, li sosterrà.

Sarebbe come se ci chiedessimo se qui a Milano, all'ospedale di Niguarda, si è visto qualche milanese".

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