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Afghanistan ancora nel caos Uccisi 2 americani a Kabul: militari Nato via dai ministeri

Ancora disordini in Afghanista. A Kunduz presa d'assalto la sede dell'Onu, a Logar fitta sassaiola contro la polizia. Il numero delle vittime continua a salire

Afghanistan ancora nel caos Uccisi 2 americani a Kabul: militari Nato via dai ministeri

Continua a salire la tensione in Afghanistan. Migliaia di manifestanti inferociti hanno rinvigorito le proteste per il rogo del Corano circondando il complesso dell’Onu nella città afgana di Kunduz e tentando di sferrare un vero e proprio assalto. Anche oggi non sono mancate le vittime: da questa mattina se ne contano almeno altre di tre tra i manifestanti. Due consiglieri militari americani sono stati uccisi nella sparatoria avvenuta dentro al ministero dell’interno afghano, edificio superprotetto nel cuore della capitale Kabul. La situazione più grave si è registrata a Kunduz, nel nord dell'Afghanistan, dove due manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza mentre davano fuoco a negozi e a edifici.

E' il quinto giorno di protesta. In Afghanistan non è ancora tornata la calma. Una protesta che sfocia in violenze inaudite. Il generale John Allen, comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza, ha deciso di adottare "immediate misure" per richiamare tutto il personale che lavora a Kabul. Nella provincia di Laghman, un migliaio di dimostranti ha lanciato sassi contro la polizia e ha tentato di dare l'assalto alla casa del governatore locale. "Inizialmente le proteste si sono svolte in maniera pacifica - ha spiegato il capo della polizia Abdul Rahman Sarjang - ma molto presto sono diventate violente". Numerosi manifestanti sono stati letteralmente calpestati dalla folla che avanzava incurante. "Gli agenti - ha continuato l'ufficiale - hanno tentato di contenere la protesta, ma non hanno usato armi da fuoco per timore che anche i soli colpi in aria potessero peggiorare la situazione". Sinora ad oggi sono già morte almeno una trentina di persone. Diverse centinaia tra agenti e manifestanti sono rimaste ferite da quando, martedì scorso, i testi sacri dell'islam sono stati bruciati. Gli Stati Uniti si sono scusati per il fatto definendolo un "terribile errore". Tuttavia, le scuse non sono bastate a placare l'ira di migliaia di persone che continuano a scendere in strada per protestare.

A Kunduz la folla ha stretto d’assedio la sede locale dell’Onu, scontrandosi con i poliziotti schierati a protezione. Due manifestanti sono morti. "Ci sono stati anche diversi feriti", ha reso noto la polizia locale. Un altro manifestante è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti nella provincia di Logar, a sud di Kabul, dopo che centinaia di persone hanno attaccato la polizia al grido di "Morte all’America!".

Violente proteste si sono svolte anche nella provincia orientale di Nangarhar, in quella centrale di Sari Pul e in quella nord-orientale di Laghman, dove si sono contati almeno una ventina feriti in seguito a una sassaiola dei manifestanti.

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