Cultura e Spettacoli

Agli Usa non piace l'«italian style»: dopo «Nine» fa flop anche «When in Rome»

Il musical di Marshall ispirato a Fellini, malgrado il cast stellare, a due mesi dall'uscita è fermo a 33 milioni di dollari (su un budget di 80). E il romantico film (che in Italia si chiamerà «La fontana dell'amore» ambientato nella Città Eterna è accolto in modo molto tiepido

Dopo Nine è accaduto anche a When in Rome, il film diretto da Mark Steven Johnson e ambientato nella Città Eterna. Due flop al botteghino che probabilmente mette subito fine alla breve moda di riproporre l'oleografia italiana nel cinema «made in Usa» che evidentemente ormai sa cucinare soprattutto piatti con ingredienti assai più sostanziosi. La commedia romantica When in Rome, interpretata da Kristen Bell, Josh Duhamel, Danny DeVito e Luca Calvani, ha incassato circa 21 di dollari in dieci giorni: non proprio un disastro ma certo molto meno delle asptettative. La pellicola (che in italiano si intitolerà La fontana dell'amore) è liberamente ispirata alla commedia melò del 1954 Tre soldi nella fontana. A differenza del film di Negulescu, però, la Disney, produttrice della commedia, non ha usato la fontana di Trevi come centro della storia, anche se è una delle ambientazioni, insieme ai vicoli storici, il Colosseo, il Pantheon e piazza di Spagna. La «fontana dell'amore» della storia (che per esigenze di copione doveva avere una Venere al centro), è stata creata apposta in vetroresina in piazza della Fontanella Borghese, in uno stile, che, ha spiegato lo scenografo Stefano Maria Ortolani, è ispirato a Giambologna con un tocco di Bernini. Un'aggiunta scenografica in una piazza storica inizialmente accolta male dai residenti che poi, vedendo come la finta fontana fosse diventata un luogo di ritrovo nelle pause di lavorazione, avevano addirittura chiesto che a fine riprese non venisse distrutta. «Ovviamente non è stato possibile accontentarli - ha detto Ortolani - perché il materiale impiegato garantiva alla fontana, realizzata con la collaborazione di Cinecittà, solo una vita cinematografica».
La storia ha per protagonista Beth (Bell, nota in Italia soprattutto per la serie tv Veronica Mars), giovane curatrice d'arte al Museo Guggenheim di New York, troppo stakanovista per avere tempo per l'amore. Tutto cambia durante un viaggio a Roma, per il matrimonio della sorella con l'affascinante Umberto (Luca Calvani). La ragazza girovagando per la città ruba d'impulso alcune monete gettate nella fontana dell'amore, provocando, per magia, l'immediato innamoramento degli uomini che le avevano lanciate: un produttore di salsicce (Danny DeVito), un mago di strada (Jon Heder), Antonio, un pittore passionale (Will Arnett) e un modello vanesio (Dax Shepard). Beth, inseguita dai buffi corteggiatori anche a New York, teme che sia sotto lo stesso incantesimo anche l'unico fra gli spasimanti che le piace, Nick, (Duhamel) brillante reporter conosciuto al ricevimento di nozze della sorella, culminato in una tarantella di massa.
I due protagonisti hanno descritto con la stampa americana l'esperienza sul set a Roma come «gloriosa». L'unico inconveniente per loro è stato il caldo soffocante: «Gli italiani non hanno ancora scoperto l'aria condizionata», ha scherzato Kristen Bell, che ha preso con ironia anche l'incidente avuto nella capitale, una scottatura alla gamba durante una scena in scooter. Entusiasta del film anche Luca Calvani, che descrive il suo personaggio come «un uomo molto italiano, pazzo d'amore per la fidanzata e che accoglie a braccia aperte anche tutta la sua famiglia». Danny DeVito, oltre a sottolineare le doti comiche e recitative di Kristen Bell, definisce il film come romantico e divertente, «farà uscire il pubblico con un sorriso sul viso». Forse, il problema è portarcelo il pubblico, al cinema.
Più clamoroso ma in un certo modo anche meno sorprendente il caso di Nine, il musical di Rob Marshall che è un cervellotico remake di Otto e 1/2 di Federico Fellini, girato per buona parte in Italia e che ripropone, tra stereotipi e intellettualismi, un'immagine da cartolina dell'Italia. Un film al quale non è bastato un cast stellare (Nicole Kidman, Daniel Day Lewis, Penelope Cruz, Marion Cotillard, Kate Hudson, un cameo di Sophia Loren) per convincere il grande pubblico, che dopo un momento di curiosità, che ha spinto il film nella «top five» degli incassi, ha lasciato perdere fermando l'incasso, a due mesi dall'uscita, a 33 milioni di dollari nel mondo (di cui solo 13 negli Usa), a fronte di un budget di 80 milioni. L'iTalia, insomma, non paga.

Almeno al cinema.

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