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Aiuti indiani al Pakistan è il primo aereo dal 1971

Visita a sorpresa di Condoleezza Rice. Secondo la stampa, Bin Laden era nella zona del sisma e sarebbe morto

Maria Grazia Coggiola

da New Delhi

Ci voleva un terremoto del 7,6 grado della scala Richter per vedere di nuovo un aereo militare indiano posarsi sul suolo del Pakistan. Con un giorno di ritardo, a causa del sovraffollamento dei cieli, un Ilyushin che trasportava 7 camion, 15mila coperte e 50 tende da campo è atterrato ieri nella base militare di Rawalpindi. L’ultima volta risale al 1971, anno della seconda guerra indopachistana. Fino a pochi anni fa, prima del disgelo tra le due potenze nucleari, non sarebbe stato possibile. Ma di fronte al nemico comune di una tragedia che ha fatto 40mila morti nel subcontinente indiano, le regole della diplomazia sono state stravolte. L’India ha aperto anche un conto bancario a favore dei terremotati pachistani. Il gigante dell’informatica Infosys ha staccato un assegno di 226mila dollari.
Anche se la «cortina di ferro» nel territorio conteso del Kashmir non è stata aperta ai soccorsi, i due Paesi hanno dimostrato ieri buon senso consentendo che alcuni passeggeri kashmiri, che due settimane fa avevano viaggiato sul «bus della pace» tra Muzaffarabad e Srinagar, ritornassero a casa passando dalla frontiera del Punjab. Secondo alcuni commentatori, questo esempio di «diplomazia umanitaria» non significa però un’accelerazione dei negoziati che, dopo l’ultima cena newyorkese inconcludente tra Manmohan Singhj e Pervez Musharraf a settembre, sono a un punto critico. Non a caso sugli scatoloni scaricati oggi dai militari indiani c’era scritto in bella evidenza: «Dal popolo indiano al popolo pachistano».
Oltre all’India, ci sono altri 30 Paesi impegnati con ogni mezzo a distribuire tende e cibo a due milioni di senzatetto, a curare decine di migliaia di feriti e a salvare i superstiti. Anche ieri, a quattro giorni dalla catastrofe, ci sono stati dei ritrovamenti miracolosi. Un bambino di 5 anni è stato tirato fuori vivo da una «sacca» d’aria che si era formata tra le macerie delle sua casa nella «città della morte» di Muzaffarbad dove si teme lo scoppio di epidemie. La capitale del Kashmir pakistano è diventata inabitabile a causa dei corpi in decomposizione e dell’acqua contaminata. È iniziato un esodo massiccio degli abitanti superstiti.
Ma non tutta la generosità è stata benvenuta. Le autorità di Islamabad hanno negato l’accesso a una squadra di 38 specialisti di Taiwan per non irritare gli alleati cinesi. Altro trattamento è stato invece riservato a Condoleezza Rice. Il segretario di stato americano, arrivata a Islamabad da Kabul, ha promesso un’ulteriore tranche di aiuti oltre ai 50 milioni di dollari già promessi, e altri elicotteri.
Nonostante la massiccia risposta della comunità internazionale e dell’Onu, rimane però il grave problema di coordinare la distribuzione. Molte aree montane, lontane dalle strade principali, non sono ancora state raggiunte dai soccorsi e cresce il risentimento soprattutto tra la popolazione kashmira che accusa Islamabad di scarsa attenzione. Sul versante indiano del Kashmir, dove i morti sarebbero saliti a 1.500, alcuni bambini sono morti per il freddo nella notte.


Continuano intanto le voci di stampa secondo cui il leader di Al Qaida, Osama Bin Laden, sarebbe morto sotto la macerie di un palazzo o di una caverna distrutti dal terremoto.

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