Cronaca locale

Alberi in centro: Piano esoso, ma ci si doveva pensare prima

No ai quaranta carpini di Renzo Piano in piazza Duomo; no, più in generale, agli alberi che l'archistar genovese e il maestro Claudio Abbado volevano piantare in centro. Tra i compensi per l'architetto (si parla di un milione di euro) e i costi dell'operazione, il gioco non vale la candela. Il Comune decide di andare avanti con il suo progetto sul verde che prevede molte più piante dei novantamila alberi chiesti da Abbado per tornare a dirigere alla Scala, evento che, comunque, non sembra a rischio. Al di là dei costi avevo già scritto che l'idea degli alberi in piazza Duomo e lungo l'asse stradale che dalla cattedrale va al Castello non ci convinceva perché avrebbe ostacolato la possibilità di ammirare l'unica prospettiva architettonicamente spettacolare concessa ai milanesi. C'è ancora la possibilità che a coprire i costi dell'operazione «alberi a Milano» intervengano degli sponsor (la Coca Cola si è già fatta avanti) ma mi auguro che sia definitivamente tramontata l'idea.
Detto questo non si può non sottolineare l'errore del Comune nell'abbracciare un po' troppo frettolosamente il progetto di Piano e di Abbado: forse, prima di dire sì, la signora Moratti e i suoi consiglieri avrebbero dovuto riflettere un po', avrebbero dovuto fare i conti prima e non dopo. Se non altro per non dare ai cittadini l'impressione di procedere un po' a tentoni anche su decisioni importanti e per non dare alla Lega la possibilità di fare un po' da terza sponda. Non a caso Umberto Bossi, subito dopo il «no» del Comune ha chiamato personalmente Piano dicendogli: «Tranquillo, sto con te». E visto che il Senatùr si è già autocandidato ad essere il prossimo sindaco di Milano, è meglio che la Moratti e tutto il Pdl facciano, in futuro, un po' più di attenzione e vadano avanti con il loro progetto sul verde il più celermente possibile. Anche perché, proprio in queste ore, bisogna registrare pure la rinuncia, quasi certa, al grandioso progetto della Beic (la Biblioteca europea di informazione e cultura) che avrebbe dovuto nascere sulle rovine dell'ex scalo di Porta Vittoria. È vero che per la realizzazione di quest'opera ci vogliono più di duecento milioni di euro e che l'accordo di programma fu firmato nel 2001 dal ministro (di centrosinistra) Melandri; ma su quel documento misero la loro firma anche Formigoni, allora come oggi presidente della Lombardia, e il sindaco Gabriele Albertini e quindi una certa continuità di intenti dovrebbe pur esserci.

Ma, soprattutto, la Beic avrebbe dato grande smalto a quella Milano che vuole tornare ad essere capitale della cultura.

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