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Alfaniani e democratici separati sulle unioni civili. E scoppia la grana Bilardi

Cirinnà fa infuriare Ncd e Forza Italia: il testo slitta a novembre. La giunta per le immunità dà il via libera all'arresto del senatore Ap

Alfaniani e democratici separati sulle unioni civili. E scoppia la grana Bilardi

La maggioranza di governo è agli stracci e la legge sui matrimoni gay slitta. Probabilmente se ne riparlerà in novembre. Il tema è quello delle unioni civili ma i toni dello scontro tra Pd e Ap, ovvero tra Matteo Renzi e Angelino Alfano, non lo sono più, civili appunto. La notizia è che il testo sulle unioni civili, il ddl di Monica Cirinnà, non andrà in aula a Palazzo Madama in settembre. La riunione dei capigruppo infatti ieri non ha calendarizzato il provvedimento nel programma del mese nonostante le teste di serie del governo, ovvero il premier e il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, si siano ripetutamente impegnati a garantire che entro il 15 ottobre sarebbe stato licenziato dal Senato il ddl sulle nozze gay. Data che appare inconciliabile con i tempi dei lavori. La seduta della commissione Giustizia fissata per ieri infatti si è trasformata in un scontro al vetriolo tra la Cirinnà, i senatori di Area popolare e anche di Forza Italia. Pietra della discordia l'intervista rilasciata dalla senatrice piddina al Corriere della Sera ed in particolare l'accusa lanciata ai senatori cattolici di non voler concedere alcun diritto alle coppie omosessuali e di fare dell'ostruzionismo strumentale.

Accuse prontamente respinte e condite dalla richiesta di dimissioni per la Cirinnà accusata di aver detto il falso. «La senatrice ha affermato che noi saremmo contro il riconoscimento di qualsiasi diritto alle coppie omosessuali, - aveva attaccato il senatore azzurro Lucio Malan - Un falso come dimostra il testo alternativo al suo presentato a marzo a firma Caliendo, Falanga, Cardiello, Malan, nel quale si riconoscevano una serie di prerogative fiscali, ereditarie, locative e altre». E Malan aveva proseguito dando alla Cirinnà due possibilità: o scrivere una lettera di rettifica al Corriere scusandosi in Commissione oppure dimettersi da relatrice.

La questione sembrava quasi chiusa quando il senatore Ncd, Carlo Giovanardi, aveva annunciato l'accettazione da parte sua e del resto dell'Ncd delle scuse della Cirinnà che in sostanza si era rimangiata l'intervista. Lo scontro però è ripreso nella riunione dei capigruppo come aveva poi spiegato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri di. «Caliendo e Malan, hanno chiesto la sostituzione della relatrice Cirinnà, che oggi in un'intervista ha attaccato e offeso in modo inaccettabile e con palesi menzogne quanti chiedono su adozioni e uteri in affitto modifiche al testo. L'intolleranza della Cirinnà è intollerabile - aveva detto Gasparri - Non può svolgere la funzione affidatale».

Non ha digerito l'intervista pure il senatore Ap Aldo Di Biagio che sottolinea come il suo tentativo di illustrare gli emendamenti al testo in Commissione nei giorni scorsi sia fallito di fronte al muro innalzato appunto dalla relatrice Cirinnà. Che di fronte alle proteste degli alleati di governo è sbottata. «Di questo passo andiamo in Aula senza relatore», ipotizza la senatrice, negando così qualsiasi confronto reale in Commissione.

Ma quella di ieri per Ncd è stata una giornata complicata anche dalle vicende giudiziarie.

A tarda sera, infatti, la Giunta per le immunità del Senato - con il voto favorevole del Pd - ha dato il via libera agli arresti domiciliari per Giovanni Bilardi, coinvolto nell'inchiesta sulle spese pazze della Regione Calabria.

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