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Gli All Blacks ci battono ma è festa italiana

Grande spettacolo del rugby a San Siro (tutto esaurito). Gli azzurri provano a reggere l'urto della Nuova Zelanda, ma pagano dazio (20-6). Vana la pressione finale degli italiani, che non vanno in meta. E i profani tifano per il massacro

Gli All Blacks ci battono 
ma è festa italiana

Milano – Festa doveva essere. Festa è stata. Di pubblico e di gente. Di colori, musica e partecipazione in uno stadio di San Siro esaurito come mai prima. Si parla di contorno, parecchio, perché il gioco lascia a desiderare. Non è un rugby spumeggiante. Gli All Blacks hanno cambiato otto effettivi dalla gara in Galles e Carter è squalificato. Il gioco dei tutti neri si inceppa. Giocate ridotte al minimo. Tanto piede da McAlister (ottima la prova del trequarti). Pochissimo altro, con una mischia che fatica moltissimo contro gli azzurri. L’Italia si presenta al meglio, ma le trame sono quelle che sono. Da apprezzare la difesa degli italiani e qualche, sparuta, buona idea in attacco. La meta, nonostante i dieci minuti di pressione costante sui 5 metri avversari non vuol saperne di arrivare. In tutti gli 80' se ne vede una sola, quella del tallonatore dei tutti neri Flynn, il finale dice 20-6. Bello così, grande cornice. Per il rugby e le giocate ripassare un'altra volta.

Primo tempo La mischia neozelandese è giovane, la squadra in generale lo è. Le prime due ordinate praticamente non si giocano. Il pack all black non regge. Dalla seconda, al 3’, arriva il piazzato che Gower trasforma per il 3-0: è vantaggio Italia. Dura poco, perché la squadra di Mallet difende aggressiva, pure troppo. Due fuorigioco in pochi istanti e McAlister, che sostituisce lo squalificato Carter al piede, pareggia dalla piazzola. Una folata azzurra (una pedata precisa di Mirco Bergamasco ai 5 metri neozelandesi) allenta la pressione. Ma gli All Blacks, senza mettere insieme giocate straordinarie, avanzano sul campo e conquistano metri. Ancora Mcalister al piede prova a far correre il punteggio. Prima sbaglia, da 50 metri, ma al 15’ trasforma: è 6-3 per i tutti neri. Gli azzurri fiutano la difficoltà a costruire gioco avversaria e, senza straordinari, cercano di fare il compitino. Che riesce. La mischia neozelandese non tiene e al 22’ l’Italia ha il piazzato del pareggio. Ma Gower fallisce dai 22. Al 30’ gli All Blacks passano. Azione insistita nei 5 metri azzurri, fronte spostato un paio di volte, difesa italiana disassata e meta trovata dal tallonatore Flynn in bandiera: 11-3. Parisse riorganizza gli azzurri, che si fanno vedere nei 22 metri avversari, ma Gower commette un avanti elementare. Sul ribaltamento di fronte un altro piazzato di McAlister fissa il 14-3 dell’intervallo.

Secondo tempo La Nuova Zelanda riparte con il piede sull’acceleratore. Non passano 5’ e Garcia si fa cacciare (giallo, 10 minuti a bordo campo) per un pugno a Messam. Mcalister ringrazia e trasforma ancora. All Blacks avanti 17-3. Ma l’inferiorità numerica accende il sacro fuoco italiano. Pressione nei 5 metri avversari, deliziosa palla interna di Gower per Canale che però viene bloccato dalla difesa nera. Niente da fare. Ma San Siro ci crede e urla forte, l’Italia continua a spingere. E al 18’ un calcio piazzato di Gower fa respirare gli azzurri e il pubblico: 17-6. Poi iniziano le sostituzioni, l’Italia arretra e Mcalister la colpisce ancora su punizione (dopo un palo da 50 metri): 20-6. Ma l’orgoglio azzurro sembra infinito. Capitan Parisse, vista la pochezza della manovra, inventa una giocata. Calcio alto a seguire per se stesso e l’Italia diventa pericolosa. Sceglie di non trasformare un calcio facile facile e prova a segnare la meta che nobiliterebbe pomeriggio e test match. Per cinque minuti buoni si gioca sui cinque metri dei tutti neri. La Nuova Zelanda fatica a reggere l’urto del pack azzurro. Alla terza irregolarità in mischia ordinata, il pilone Tialata viene cacciato con un giallo. Le mischie diventano dieci, consecutive. La Nuova Zelanda non vuole capitolare, si mette di traverso, pur di non arretrare. L’arbitro invece di assegnare una sacrosanta meta tecnica per antigioco continua a fischiare punizioni per gli azzurri.

E sull’ultimo vano sforzo italiano fischia la fine.

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