Politica

Allarme in palestra: dalla Cina integratori alimentari con etichetta contraffatta

La denuncia parte dal Festival della Salute di Viareggio. Sono arrivate in commercio molte confezioni importate illegalmente che contengono sostanze pericolose. Gli esperti chiedono di riconoscere un "bollino blu" alle palestre che rispettano un codice di condotta.

Dopo borsette e cinture taroccate, dopo la "pummarola" made in China spacciata per italiana ora da Pechino arrivano pure gli integratori alimentari truccati.
L'allarme è stato lanciato da Viareggio dove si sta svolgendo il Festival dalla Salute. Sono arrivate in commercio molte confezioni importate illegalmente che contengono sostanze pericolose ed etichette truccate, denunciano gli esperti.
Antonella Bellucci, presidente nazionale dell'Adcs (Associazione difesa dei consumatori sportivi) spiega che oramai è facile trovare in vendita «molti integratori alimentari sportivi importati illegalmente dalla Cina».
Un dato preoccupante perchè quello degli integratori alimentari è un mercato sempre più fiorente che non riguarda soltanto chi pratica sport a livello agonistico.
«Nonostante la legislazione italiana sia molto rigida in materia - spiega la Bellucci- accade purtroppo che vengano importati e commercializzati illegalmente integratori provenienti dalla Cina, contenenti sostanze potenzialmente dannose e con etichettatura truccata». Si possono trovare facilmente sugli scaffali confezioni che recano un'etichetta sovrapposta a quella orginaria. Se si va a controllare rimuovendo la nuova etichettatura si scopre che i dosaggi non corrispondono e che in realtà l'originale riportava dosaggi più alti e composizione diversa.
Proprio per sensibilizzare i ragazzi (sono proprio i più giovani ad essere grandi utilizzatori di capsule, tavolette e affini) sul tema del corretto uso degli integratori, l'associazione ha lanciato una campagna nelle scuole di 5 regioni italiane (Puglia, Toscana, Lazio, Umbria e Calabria) e sta portando avanti una serie di incontri a livello parlamentare per promuovere una proposta di legge che definisca univocamente la figura del cosiddetto trainer.


«Ci stiamo battendo perché per diventare trainer nelle palestre si renda necessaria una laurea all'Istituto universitario di scienze motorie e perché si riconosca un bollino blu alle palestre che si impegnano a rispettare un codice di condotta», conclude la Bellucci.

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