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Allarme suicidi a France Télécom «Troppo stress e competizione»

ParigiLa riunione dei tecnici del centro operativo di France Télécom a Troyes, città della Francia orientale a due passi dai vigneti dello champagne, è cominciata l'altra mattina nel modo più tranquillo che si potesse immaginare. I soliti problemi di routine. Nel bel mezzo delle discussioni un tecnico di 50 anni, esperto in riparazioni dei sistemi telefonici aziendali, si alza e si ficca nella pancia, davanti a tutti, un grosso coltello da cucina che s'era portato da casa. Per fortuna Lionel, questo il nome dell'uomo, ha poca dimestichezza con l'harakiri. Lo tirano fuori da un bagno di sangue e lo portano in ospedale, dove ormai non è più in pericolo di vita. È andata peggio ad altri ventidue dipendenti del gigante francese delle telecomunicazioni, che si sono suicidati tra l'inizio di febbraio del 2008 e la fine dello scorso agosto. Un'incredibile epidemia del morbo più difficile da curare: la voglia di farla finita.
Ma perché proprio a France Télécom, azienda considerata per molti aspetti una vetrina del nuovo capitalismo francese? I sindacati parlano di problemi sul lavoro. Denunciano un clima di crescente competizione e dicono che la vita lavorativa dei tecnici come degli ingegneri sta diventando sempre più stressante. Fanno l'esempio dell'ultimo aspirante suicida, a cui era stato comunicato in luglio il trasferimento da un dipartimento all'altro, anche se nella stessa città e a parità di salario. Il Figaro sembra accreditare questa tesi nelle tre righe che consacrava ieri alla notizia: «Un tecnico di Troyes si è piantato un coltello nell'addome dopo aver avuto conferma che il suo posto di lavoro era stato soppresso», scrive il quotidiano parigino. Visti i dati sulla disoccupazione e le attuali ristrutturazioni industriali, viene la pelle d'oca a immaginare cosa accadrebbe se ogni trasferimento si tramutasse in un tentativo di harakiri.
Ieri si è riunito d'urgenza a Parigi il Comitato igiene e sicurezza di France Télécom, che ha deciso di congelare (almeno) fino alla fine di ottobre tutte le misure di trasferimento forzato dei dipendenti a qualsiasi livello. La direzione del gruppo tenterà di accordarsi con le rappresentanze sindacali per creare «cellule di assistenza psicologica» a beneficio dei dipendenti che si sentono in difficoltà a causa dello stress sui luoghi di lavoro o di provvedimenti relativi alla loro carriera. Intanto, però, France Télécom passa al contrattacco, affermando di non essere affatto un caso isolato. I dipendenti del gruppo sono oltre 102mila: 22 suicidi in un anno e mezzo per un insieme così vasto non sono purtroppo un'assoluta anomalia nel contesto francese. Olivier Barberot, capo del personale del gruppo, ricorda che l'anno più difficile fu il 2002, quando 29 dipendenti si tolsero la vita. Nel 2000 i casi di suicidio furono 28. Una strage.
Tra le particolarità dell'«epidemia di suicidi», che sconvolge la Francia ormai da qualche anno, c'è il fatto che gran parte dei protagonisti hanno un livello medio-alto di qualifica professionale. Il 24 gennaio 2007 il guardiano del centro ricerche Renault a Guyancourt, nella regione parigina, ha visto galleggiare qualcosa tra le anatre del laghetto del giardino interno. Era il corpo di Hervé Tizon, 44 anni, un tecnico stimato, che aveva scelto di morire per annegamento proprio tra le mura dello stabilimento. Pochi mesi prima di lui un ingegnere informatico s'era lanciato dalla finestra del quinto piano dello stesso centro ricerche tecnologiche. In un altro caso di suicidio, avvenuto nel 2007 nello stesso luogo, un ingegnere si è tolto la vita tra i macchinari. La sua famiglia è stata rimborsata come se si trattasse di un incidente sul lavoro.
Un altro ricercatore di Guyancourt si è tolto la vita a casa propria, ma ha lasciato una lettera in cui se la prendeva con le condizioni di lavoro. Anche i centri ricerca del gruppo concorrente Peugeot-Citroën sono stati funestati da casi di suicidio. Idem per le unità tecnologicamente più avanzate di gruppi finanziari, bancari e assicurativi. È come se il personale qualificato sia ormai psicologicamente più vulnerabile delle tute blu, le cui condizioni non sono certamente mai state più facili. Comunque il caso di France Télécom resta emblematico. Ecco la spiegazione del direttore del personale Barberot: «Pochi settori economici hanno conosciuto negli ultimi anni tanti e tali cambiamenti come quello delle telecomunicazioni e della telefonia.

Cambiamenti e anche tanta competizione».

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