Cronaca locale

Altri ottantamila milanesi in fuga dalla città

È il dato degli ultimi cinque anni, sono invece cresciuti di 45mila i cittadini stranieri. Boom di nascite, oltre ventimila in dodici mesi

Andrea Fontana

«I figli di genitori milanesi sono il 5 per cento della popolazione. Questo la dice lunga sulla capacità della città di integrare sia a livello multietnico sia a livello multiregionale». Giancarlo Martella, assessore ai servizi civici, dà un lettura positiva del dato che racconta di sempre meno Brambilla sotto il Duomo e che fotografa bene la rivoluzione demografica in atto a Milano: negli ultimi sei anni ottantamila residenti italiani in meno, compensati solo in parte dalla crescita degli stranieri che sono complessivamente circa 164mila e che, nello stesso periodo, sono aumentati di circa 45mila unità. Il saldo è presto fatto: la città ha perso per strada oltre 30mila abitanti e supera di poco quota un milione e trecentomila, con le donne che sono molto più numerose degli uomini.
Sbagliato però parlare di «crescita zero» o di popolazione anziana e ammalata. Le statistiche smentiscono entrambi i luoghi comuni. I decessi, tanto per cominciare sono in flessione nell'ultimo lustro, in particolare tra le donne, mentre il trend di bebé punta da qualche tempo verso l'alto: «Le nascite sono ormai stabilmente oltre le 20mila all'anno, in controtendenza rispetto alle cifre nazionali - spiega Martella - e anche per il 2006 dovremmo rispettare questo risultato: da gennaio a metà maggio sono nati 6.500 bambini e statisticamente nella seconda parte dell'anno i parti sono molto più numerosi». Se i vagiti in città non mancheranno, di sicuro però suoneranno con accenti diversi perché tra i neonati venuti alla luce negli ospedali milanesi nei primi tre mesi del 2006 uno su due è straniero.
Il boom delle nascite multinazionali, del resto, va a braccetto con il picco dei matrimoni tra immigrati o tra italiani e stranieri. Tre nozze su dieci sotto la Madonnina avvengono tra extracomunitari o sono un colpo al cuore al «made in Italy»: nel 2005 oltre seicento giovanotti milanesi hanno detto "sì" a una ragazza nata all'estero, mentre duecento fanciulle hanno scelto un marito venuto da lontano. Tra le donne gli slavi vanno per la maggiore, mentre i maschi milanesi prediligono brasiliane e peruviane. Ma il capitolo matrimonio non riserba solo questi segnali di cambiamento. Solo il 20 per cento delle nozze celebrate dall'inizio dell'anno è avvenuto con rito religioso: una supremazia schiacciante delle unioni civili che non può essere spiegata solo con la nuova, e splendida, sede dei matrimoni celebrati da sindaco, assessori e consiglieri comunali. Da metà gennaio infatti le nozze con rito civile si tengono a Palazzo Dugnani, nella sala affrescata dal Tiepolo e appena ristrutturata: novità che ha portato a un picco di richieste da parte degli aspiranti sposini. Nella Milano sempre più multilingue, con cittadini di 160 nazioni diverse, la comunità filippina, che supera i 25mila abitanti, è quella più numerosa, seguita dagli egiziani, dai peruviani e dai cinesi.

Ma nell'ambiente internazionale che si sta creando all'ombra del Duomo capita anche di sentirsi soli: Laos, Zambia, Barbados e Kirghizistan contano infatti un solo rappresentante.

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