Roma

Alvito, biologica per... natura

Renato Mastronardi

Siamo ad Alvito, un paese della Valle del Comino che, sulla strada che da Frosinone porta a Sora, dista dal capoluogo ciociaro appena 43 chilometri. Il suo toponimo deriva dal monte su cui sorge, l’Albeto. Anche se non mancano quanti, cultori di cronache e tradizioni locali, sostengono la derivazione di quest’ultimo da Olivetum. E infatti la coltivazione dell’ulivo è una secolare ricchezza dell’economia locale. Secondo la Cronica dell’Abbazia di Montecassino l’incastellamento del centro abitato risale al 1096. La presenza benedettina cassinese sui luoghi di Albetum durò, anno più anno meno, fino al 1100 quando castello e relativa signoria passarono ai d’Aquino che ressero il feudo fino all’avvento degli Angioini sul trono di Napoli. I Cantelmo, fiduciari dei d’Angiò per tutta la zona, costrinsero la popolazione a soffrire gli effetti delle scorribande e degli assedi propri del succedersi di conflitti e di violenze tra angioini e aragonesi. E a proposito di distruzioni, vari sismi colpirono Alvito dal 1349 al 1915.
Da vedere. Nonostante queste vicende Alvito ha conservato un bellissimo centro storico, ricco di edifici e di monumenti di grande valore. Una delle emergenze monumentali più interessanti è il Palazzo Ducale, cominciato nel Quattrocento e terminato, grazie alla munificenza del cardinale Gallio, un alvitano attaccatissimo al suo paese, nei primi anni del Seicento. È di una fastosità barocca, specie nella sala dei ricevimenti dove si conservano tele di Luca Giordano e di Nicola Melanconico. Anche la Parrocchiale di San Simeone fu eretta, nella forma attuale, in pieno Settecento. Molto più antica è, invece, la Chiesa di Santa Maria del Campo che esiste fin dal 1090. Eretta in forme romaniche, forse sulle fondamenta di un tempio dedicato a Venere. Prestate particolare attenzione alle tracce di affreschi d'impostazione bizantina e ad altre pitture del XV-XVI secolo. Non vanno trascurate anche la Chiesa di Santa Maria Assunta, l’antica cappella castellana ricostruita nel Settecento e la Chiesa del Convento di San Nicola con le sette grandi pale attribuite alla scuola del grande Sebastiano Conca. Ma una testimonianza emblematica di Alvito è il Castello caratterizzato da una grande muraglia, con torrioni angolari e due cortili interni. Un grande salone interno con volte gotiche è crollato durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ma, vicino al Castello, ha resistito l'antico borgo medioevale ancora oggi difeso da ampie mura.
Da mangiare e da bere. L’economia locale si regge sull’artigianato e sull’agricoltura. Mentre l’artigianato locale produce pizzi e merletti apprezzatissimi anche all’estero, l’agricoltura e la gastronomia privilegiano il biologico e l’agriturismo. Per cui sono sorti, quasi ai piedi del parco Nazionale d’Abruzzo, ristoranti tipici dove si possono consumare piatti tradizionali e naturali, i cui ingredienti sono cereali, ortaggi, formaggi, miele, oli, olive, prodotti dei boschi, tartufi e tutti i tipi di carne provenienti da allevamenti tradizionali.

E, per un appuntamento inevitabile, vi segnalo la Coop Bio-agrituristica «Cecere», in via Trichiano-Alvito (sulla strada statale Sora-Pescasseroli al chilometro 15).

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