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Ancelotti contro l’arbitro De Santis Galliani: via dalla Lega

Il tecnico: «Mi ha preso in giro». Il vicepresidente medita le dimissioni per proteggere il Milan dagli errori

Andrea Ferretti

da Ascoli

Il Milan non ci sta. Adriano Galliani, subito dopo la gara giocata nel nubifragio di Ascoli ha detto, ironico: «Non ho commenti da fare, io commento solo le partite di calcio». Lasciando intendere: Ascoli-Milan non è stata una partita di calcio. Addirittura, sull’aereo che riportava i rossoneri a Milano, la rabbia è aumentata. Il vicepresidente rossonero ha mostrato tutto il disappunto per non poter esprimere, in quanto presidente di Lega, un’opinione precisa sulle decisioni dell’arbitro De Santis. Da qui la clamorosa uscita, poi rivelata a Sandro Piccinini a Controcampo: Galliani starebbe valutando le dimissioni da presidente di Lega, perché «il doppio ruolo – ha spiegato – penalizza il Milan».
Non è finita. Carlo Ancelotti si sente preso in giro, è arrabbiato e fa ben poco per nasconderlo. Anche lui ce l’ha con De Santis, reo di non aver interrotto la gara: «Ha fatto le prove con il pallone – ha spiegato il tecnico – ma lanciandolo dall’alto. Così rimbalzerebbero anche i sassi». Con i campi impraticabili ha un’antica idiosincrasia, da quando nel 2000, all’ultima di campionato, la sua Juventus perse lo scudetto (che andò alla Lazio) battuta 1-0 nel pantano di Perugia. Accetta il risultato, ma il fatto di aver giocato praticamente su una risaia proprio non gli va giù. E non lo manda certo a dire. «Non mi chiedete di giudicare un partita del genere - dice - perché è praticamente impossibile. Abbiamo giocato su un campo come minimo non congeniale alle caratteristiche della mia squadra. Per questo ritengo sia arduo dare giudizi sulla prova offerta dal Milan qui ad Ascoli».
De Santis, un internazionale, nel primo tempo ha interrotto due volte la partita per due minuti. È accaduto la prima volta dopo 4’ e poi intorno al 20’. Ancora sui rimbalzi del pallone: «Mi sono sentito preso in giro - ha insistito Ancelotti - visto che l’arbitro ha fatto rimbalzare il pallone in un solo punto e poi l’ha lanciato verso il nostro portiere, quindi ha fatto proseguire il gioco». Poi, sforzandosi di mantenere la calma: «Mi chiedete se la partita era da sospendere? Bene, vi rispondo che c’è un arbitro e che a decidere deve essere lui e soltanto lui. Io a questo punto non posso che prendere atto di quanto accaduto e basta».
Qualcuno ha insistito nel chiedere un giudizio sulla partita. La replica: «Abbiamo cercato di giocare e ci abbiamo messo grande impegno e volontà. Ma, ripeto, non c’è stato gioco, tranne alcune fasi movimentate come quando i giocatori entravano in contatto. In poche parole, è stata una battaglia nel pantano».
E ancora: mister, la vostra mancata vittoria è dovuta esclusivamente alle condizioni del terreno di gioco? E se non ci fosse stato quel nubifragio durato 10’ come sarebbe finita? «Non lo so, magari poteva anche vincere l’Ascoli. Ma di una cosa sono certo: oggi qui non si è giocato a calcio».
Ancelotti, dopo un buon giudizio sulla squadra marchigiana («Grande impegno e volontà, un atteggiamento che avevamo previsto»), riserva una battuta anche per Daum, il tecnico tedesco del Fenerbahçe, prossimo avversario del Milan in Champions il 13 settembre, ieri al «Del Duca» per spiare i rossoneri. Una giornalista turca riferisce al tecnico emiliano che Daum è rimasto favorevolmente impressionato dal Milan, definito «una grande squadra, che fa paura». Ancelotti taglia corto: «Beato lui che ha visto una partita di calcio...».
Del campo pesante si sono lamentati anche altri milanisti. Shevchenko, autore del pareggio: «Il campo ci ha penalizzato soprattutto nei primi 20’, poi le cose si sono messe meglio, ma è ricominciato a piovere e si è complicato tutto di nuovo. Non abbiamo cominciato bene, ma ci sono ancora tante partite...». Nesta: «Non volevamo giocare, non c’erano le condizioni, il pari comunque ci sta». Kakà: «Abbiamo creato più occasioni, l’Ascoli invece un tiro e un gol». Ramaccioni: «Sarebbe stato meglio fermare la partita e attendere.

A rimetterci è stato sicuramente lo spettacolo».

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