Politica

Anche l’Unione boccia le epurazioni della Turco

Alleanza nazionale prepara una mozione di sfiducia sulle «bugie raccontate» per giustificare la scelta del nuovo responsabile all’istituto dei tumori romano

Emiliano Farina

da Roma

«Privarsi di uno scienziato come Cognetti soltanto perché nominato dal governo Berlusconi è una follia e sarebbe un errore applicare lo spoil system alla Sanità». Marco Rizzo, europarlamentare del Partito dei comunisti italiani, l’aveva detto otto giorni fa, quando il siluramento dell’ex direttore dell’istituto romano «Regina Elena» da parte del ministro alla Salute, Livia Turco, era ancora un’ipotesi.
Ieri, a successore insediato (l’epidemiologa Paola Muti) e spoil system applicato, l’esponente del Pdci ha rilanciato il messaggio ai compagni di governo. «È difficile applicare la discontinuità con il vecchio governo di centrodestra - accusa Rizzo - se all’esordio si commettono gravi errori come la rimozione di un oncologo di fama e prestigio internazionale qual è Cognetti». E, riferendosi al disegno di legge sul «governo clinico» anticipato dalla Turco, aggiunge: «Il piano potrebbe anche andare bene ma prima bisogna porre rimedio a questo gravissimo danno».
Se il Pdci contesta le scelte e i metodi del ministro ds, i senatori di Alleanza nazionale, Francesco Storace e Altero Matteoli, minacciano di presentare una mozione di sfiducia sul caso Cognetti basata sulle «bugie raccontate dal ministro sulla richiesta di curriculum (che non c’è stata) e sulla presunta minore rilevanza rispetto a quello della Muti. Inoltre, sull’applicazione palese dello spoil system e su un’altra menzogna: dire che la comunità scientifica si sia schierata a favore della Muti. Forse il premio Nobel Rita Levi Montalcini non appartiene a quello stesso gruppo di insigni scienziati?».
Storace conferma che presenterà il documento a settembre «a meno che il ministro non faccia un passo indietro». Secondo l’ex titolare della Salute, la cacciata di Cognetti «causerà, tra le altre cose, un ingente danno economico alla ricerca sul cancro perché, in qualità di direttore scientifico, l’oncologo stava concludendo l’iter di due progetti di finanziamento legati a Francia e Stati Uniti nell’ambito dell’Alleanza contro il cancro».
E sulla proposta dei nuovi criteri di nomina dei direttori degli istituti di cura (Irccs), il senatore di An rilancia: «È inutile che la Turco provi a spostare l’attenzione mediatica sui bandi pubblici perché sa bene che in ogni caso la scelta ricadrebbe sul ministro della Salute. Piuttosto dovrebbe chiedersi se certe decisioni spettino o no alla politica».
A distanza di quasi una settimana, la rimozione di Cognetti sta continuando a sollevare forti proteste tra i banchi dell’opposizione. E sono rimostranze soprattutto di carattere tecnico. Per Fabrizio Cicchitto (Fi) «la Turco è in stato di confusione mentale perché è stata colta con le mani nel sacco in un’operazione lottizzatrice». Andrea Augello, senatore di An ribadisce che il ministro «non può aver scelto sulla base dei curricula per il semplice motivo che non ha messo in piedi alcun tipo di procedura di presentazione. E, in ogni caso, la Turco dovrebbe chiarire chi, nel suo ministero, avrebbe effettuato la valutazione delle referenze di Cognetti».
Francesco Giro, deputato forzista, chiede alla responsabile della Sanità di «abbandonare il metodo delle imposizioni unilaterali e aprire un confronto con il Parlamento e le Commissioni. La Turco deve smetterla con queste scorribande d’agosto sui giornali - conclude Giro -: se si è fermato Attila si può fermare anche lei».
Per sentire una voce fuori dal coro bisogna ascoltare quella di Gianfranco Rotondi, segretario della Democrazia cristiana. «Basta coi moralismi della Cdl sulla Turco: si sa che ogni governo fa le nomine che crede e ne risponde di fronte agli elettori. Se il ministro ha sbagliato, il suo partito pagherà il conto.

E comunque trovo normale - conclude Rotondi - che, a parità di requisiti, un ministro scelga una persona di fiducia».

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