Cronache

Anche il Meridione ha la sua prima sala operatoria "ibrida"

Inaugurata nella casa di cura "San Michele" di Maddaloni (Caserta) , ospiterà interventi cardiovascolari d'avanguardia. È fra le pochissime presenti in Italia e tra le più moderne in Europa

Anche il Sud ha le sue eccellenze. Lo dimostra, nel campo della medicina, l'inaugurazione in Campania della prima sala operatoria «ibrida» delle regioni meridionali, fra le pochissime presenti in Italia e tra le più moderne in Europa.
Dotata di una macchina cuore-polmone, di un respiratore automatico, di apparecchiature radiologiche di elevata tecnologia, la sala operatoria multifunzionale della casa di cura "San Michele" di Maddaloni (Caserta) , ospiterà interventi cardiovascolari d'avanguardia. Consente, infatti, al cardiochirurgo, al cardiologo interventista, al chirurgo vascolare, all'elettrofisiologo, all'anestesista e al radiologo di lavorare insieme, garantendo al paziente la maggiore sicurezza possibile.
Alla cerimonia d'inaugurazione c'era anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ha parlato di carenze e criticità da risolvere nella situazione sanitaria della regione.
La San Michele è una struttura privata accreditata con il sistema sanitario nazionale e il presidente ha sottolineato quanto queste case di cura siano fondamentali per i cittadini campani, soprattutto quando puntano all'innovazione. Il rapporto tra pubblico e privato, ha detto, va consolidato, considerando che le strutture private accreditate con il servizio sanitario nazionale sono sostanzialmente delle strutture pubbliche e, quando sono eccellenti, permettono di ridurre l'emigrazione sanitaria locale verso altre regioni.

In quest'occasione nella sala convegni della clinica San Michele è stato organizzato un incontro dal titolo "La Sanità in Campania oggi", conclusosi appunto con il taglio del nastro da parte di De Luca e la benedizione di parte del vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D'Alise. E nella stessa giornata si è tenuto il convegno "Fuori dalle emergenze, oltre il piano di rientro", coordinato dal direttore sanitario della clinica Lucio Delli Veneri, con il commissario ASL Caserta Gaetano Danzi, il presidente V Commissione Sanità della Regione Campania Raffaele Topo e il Consigliere del Governatore per la Sanità Enrico Coscioni. «La sala ibrida - ha spiegato il presidente della "San Michele",Crescenzo Barletta - non è solo un luogo ad altissimo contenuto tecnologico, ma rappresenta e realizza un modello relazionale che mette insieme e coordina diverse professionalità e competenze, ma soprattutto persone che lavorano fianco a fianco per un obiettivo comune. In questo schema operativo, l'organizzazione verticale lascia il campo a quella orizzontale, si abbattono le barriere della supponenza del ruolo apicale, si superano logori schemi del passato, lasciando che i saperi si fondano e si confrontino».
L'apparecchiatura radiologica installata nella struttura ibrida rappresenta il top dello sviluppo tecnologico in questo campo. Guida il medico nelle procedure interventistiche, permettendogli di effettuare procedure "mini-invasive".
In questo modo, infatti, non è necessario per il chirurgo intervenire in modo invasivo sul torace o sull'addome, perchè c'è la possibilità di convertire facilmente interventi mini-invasivi, che si dovessero complicare, in interventi chirurgici all'interno dello stesso ambiente operatorio senza spostamenti in sala operatoria,garantendo al paziente la maggiore sicurezza possibile.
Ricordando il nonno Giuseppe, ginecologo che 50 anni fa fondò in un villino la San Michele, Lidia Barletta ha spiegato che la casa di cura « non è nata come un progetto imprenditoriale, costruito a tavolino, nel settore della sanità, ma come risposta ad una esigenza sociale». Mezzo secolo fa si trattava dell'alta mortalità infantile perinatale determinata in quegli anni dal parto in casa, ma il primo nucleo di 35 posti letto si è poi ampliato fino agli attuali 150. Al settore della ginecologica i figli del fondatore hanno affiancato quello ortopedico e quello chirurgica. Dopo la convenzione del 1996 per l'Alta specialità del cuore e dei vasi, la casa di cura ha perso la sua connotazione localistica, per diventare esempio di eccellenza nella sanità regionale e non solo regionale.


«La sala ibrida- ha detto Lidia Barletta, che è consigliere della "San Michele"- costituisce l'ultimo tassello di una visione lungimirante che ci pone a livello ed in competizione con le poche strutture in Italia che praticano metodiche d'avanguardia».

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