Mondo

Ancora caos in Tunisia: il governo è già in crisi Inchiesta su Ben Ali

In piazza contro il nuovo governo. Il premier costretto a rimandare la prima riunione. Liberati i prigionieri politici. Frattini: aiutare la transizione democratica

Ancora caos in Tunisia: 
il governo è già in crisi 
Inchiesta su Ben Ali

Tunisi - Nuove difficoltà nella formazione del governo transitorio di unità nazionale hanno costretto il premier Mohammed Gannouchi a rinviare di 24 ore la prima riunione dell’esecutivo, prevista per oggi. Lo ha riferito un ministro. Ieri, cinque esponenti dell’opposizione (4 espressione del sindacato Ugtt e uno del partito Fdlt) si erano ritirati dall’esecutivo e a nulla erano valse le dimissioni di Gannouchi e del presidente Foued Mebazaa dal partito Rcd dell’ex presidente Zine el Abidine Ben Ali. L’opposizione ha denunciato che i ministri chiave, Difesa, Interno, Esteri e Finanza - tra gli altri - sono rimasti al loro posto malgrado siano espressione dell’Rcd. "Ci riuniremo domani mattina", ha riferito il leader del Partito d’opposizione Pdp Nejib Chebbi, e neo-ministro dello Sviluppo Regionale. Intanto oltre a Ben Ali altre 6 esponenti di primo piano sono stati espulsi dal Partito Rcd. Si tratta di stretti conisglieri dell’ex presidente.

In piazza contro il nuovo governo La folla è tornata in piazza per reclamarne le dimissioni: centinaia di manifestanti si sono infatti di nuovo riversati nel cuore di Tunisi, invocando tra l’altro la messa al bando dell’Rcd, il Raggruppamento Costituzionale Democratico dell’ex presidente Zine al-Abidine Ben Ali, partito rimasto con lui al potere per oltre 23 anni. "Ben Ali se ne è andato in Arabia Saudita", gridavano i contestatori, seguiti passo passo da un folto nugolo di agenti delle forze speciali di polizia in assetto anti-sommossa. "Ora ci deve andare anche il governo!". E poi: "Vogliamo un nuovo Parlamento, una nuova Costituzione, una nuova Repubblica! Il popolo insorga!", cantavano, mentre avanzavano lungo il centralissimo viale Bourguiba, la principale arteria cittadina già teatro di manifestazioni oceaniche prima della caduta di Ben Ali. Tra i dimostranti molti brandiscono cartelli e striscioni con sopra scritto "Abbasso l’Rcd!".

Gli arrivi in Sicilia È un flusso discreto, ma costante. Immigrati che fuggono a piccoli gruppi dalla tormentata Tunisia, facendo rotta sulla Sicilia. Spesso su Pantelleria. Come in quest’ultimo caso: in tre sono approdati su un tratto di costa caratterizzato da bassi fondali e scogli affioranti, pericoloso per la navigazione, con un gommone di piccole dimensioni che si è incagliato tra le rocce ed è stato successivamente recuperato e sequestrato dal nostromo del porto. Gli stranieri sono stati notati questa notte da carabinieri e Guardia costiera, a nord dell’isola delle Egadi. Hanno dichiarato d’essere partiti dal porto di Kelibia, in Tunisia. I migranti, sprovvisti di documenti, sono tutti di giovane età, di sesso maschile e, all’apparenza, in buono stato di salute. A Lampedusa, più o meno nelle stesse ore, erano giunti nove tunisini su due imbarcazioni. Nei giorni scorsi altri piccoli sbarchi, il più delle volte lungo le coste della provincia di Trapani. 

Abbassato il rating Moody’s ha abbassato ha abbassato a Baa2 da Baa3 il rating dei titoli di Stato della Tunisia e ha cambiato l’outlook da stabile a negativo. Secondo Moody’s, ’le agitazioni in corso, oltre che la situazione politica, mettono a repentaglio ulteriormente la stabilità futura del paesè. Contemporaneamente, Moody’s ha anche declassato a Baa2 da Baa3 le valutazioni della Banca Centrale di Tunisia, che emette debito per conto del Tesoro tunisino.

Inchiesta sull'ex presidente e la famiglia L’agenzia ufficiale Tap ha annunciato l’apertura di un’inchiesta giudiziaria sul presidente tunisimo Zine El Abidine Ben Ali e la sua famiglia per "acquisizione illegale di beni" e "trasferimento illecito di capitali all’esterno". L’inchiesta, aperta anche per "esportazione illegale di valuta", riguarda l’ex capo di stato, sua moglie Leila Trabelsi, "i fratelli e i generi di Leila Trabelsi e i figli e le figlie dei suoi fratelli". Il clan Ben Ali-Trabelsi è accusato di aver accumulato ingenti fortune in modo illegale negli ultimi 23 anni. Il presidente Be Ali ha lasciato il potere e il paese venerdì scorso. Sua moglie l’aveva preceduto di due giorni e secondo dverse fonti sarebbe fuggita portando con sé almeno 1,5 tonnelate di oro in lingotti. Secondo informazioni raccolte a Tunisi, Leila Trabelsi, la moglie del presidente, si sarebbe recata alla Banca di Tunisia per prelevare dei lingotti d’oro. Il governatore si sarebbe inizialmente opposto, e la signora Ben Ali avrebbe quindi chiamato il marito il quale, dopo essersi anch’egli opposto, avrebbe alla fine ceduto. La ex first Lady tunisina - scrive Le Monde - avrebbe quindi preso un volo per Dubai, prima di ripartire per Gedda, in Arabia Saudita, dove si è rifugiato il marito. "Sembra che la signora Ben Ali si partita con l’oro», spiega un alto responsabile francese. "Una tonnellata e mezza d’oro, dal valore di 45 milioni di euro".

La Svizzera blocca i beni di Ben Ali La Svizzera ha deciso di congelare eventuali fondi e beni intestati all’ex presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali presenti nella confederazione elvetica. L’annuncio è stato dato dal presidente della confederazione elvetica Micheline Calmy-Rey. "La svizzera - ha detto la Calmy-Rey - ha deciso di bloccare con effetto immediato evenuali fondi dell’ex presidente ben Ali e del suo entourage". L’obbiettivo di tali blocchi (misura analoga è stata decisa anche per il presidente ivoriano uscente Laurent Gbagbo), valevoli tre anni, è evitare "il trasferimento all’estero di beni acquisiti in modo illegale prima che Tunisia e Costa d’avoria abbiano la possibilità di fare chiarezza in materia con un’inchiesta giudiziaria".

Frattini: sostegno alla transizione democratica L’Italia "deve sostenere il processo di transizione democratica" in Tunisia e "dovrà considerare con spirito attento e molto positivo" eventuali proposte di "assistenza finanziaria" che arriveranno da quel paese. Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini in un’informativa alle Commisisoni Esteri riunite di Camera e Senato. Il titolare della Farnesina ha annunciato che riceverà il suo omologo Morjane a Roma il prossimo 1 febbraio. "Possiamo promuovere iniziative di carattere regionale con i paesi del Maghreb", ha affermato Fratitni, facendo riferimento al possibile contributo italiano per una rapida risoluzione della crisi in Tunisia. L’Italia, ha aggiunto il ministro, intende anche "convocare un vertice ministeriale della formula 5+5, che funziona molto bene". "Il dialogo 5+5 quest’anno è presieduto dall’Italia. La prossima riunione ci sarà in primavera, stiamo cercando delle date", ha affermato Frattini. L’Italia sta inoltre "valutando un aiuto di emergenza italiano, qualora emergesse la necessità in alcune province". "Ma credo che anche l’Unione europea possa lavorare insieme all’Unione Africana su questo tema", ha aggiunto. Frattini ha infine spiegato di volere proporre "l’invio a Tunisi di una missione Ue di alto livello per reiterare il segnale dell’impegno di tutta l’Unione a favore di questa transizione democratica" nel paese africano.

Liberati i prigionieri politici Il governo tunisino ha liberato tutti i prigionieri politici, tra cui i rappresentanti del movimento islamista Ennahda. Lo ha riferito Najib Chebbi, leader dell’opposizione nominato ministro per lo Sviluppo regionale nel governo di coalizione. È stato scarcerato anche un giornalista dissidente condannato a quattro anni di prigione per aver lavorato senza autorizzazione e aver diffuso informazioni con "intenti criminali". Fahem Boukadous, 40 anni, era stato processato l’anno scorso dopo aver raccontato per una tv satellitare le proteste sociali nella regione mineraria di Gafsa.

Il regime dell’ex presidente, Zine el Abidine Ben Ali, aveva imposto un rigido controllo sui media che l’attuale governo ha promesso di allentare.

 

Commenti