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Andremo avanti, è una promessa

Allora, vediamo di ricapitolare: martedì Il Giornale riporta la testimonianza del comandante della Guardia di finanza che accusa Vincenzo Visco di aver tentato di rimuovere i vertici della Gdf in Lombardia, ossia i responsabili del nucleo d’indagine sui furbetti del quartierino e sui furboni di Unipol. Nel verbale d’interrogatorio, il generale Roberto Speciale dice che il viceministro, con ripetute pressioni, tentò di cacciare gli ufficiali da Milano, anche se non vi era alcuna ragione di servizio che ne richiedesse l’allontanamento. Speciale, di fronte all’avvocato generale dello Stato, rivela d’essere stato anche minacciato. Visco nega: la decisione di trasferire i vertici milanesi della Gdf non sarebbe sua, bensì del comandante generale. Motivi funzionali ne avrebbero richiesto il trasferimento. Insomma, normali avvicendamenti.
Fino a ieri qualcuno poteva nutrire dubbi su chi dicesse il vero e su chi mentisse. Ma dopo la pubblicazione delle testimonianze di altri tre generali delle Fiamme gialle, di dubbi ne restano ben pochi. Che sia stato Visco a voler cacciare i capi della Gdf di Milano è confermato dai testimoni. Che non ci fosse alcun bisogno d’allontanarli – se non qualche discutibile necessità – trova riscontro nei racconti dei generali. Dunque, su due punti del verbale di Speciale è certo che a dire il vero è il comandante delle Fiamme gialle. La rimozione è farina del viceministro, il quale si premurò di passare al comandante anche un bigliettino con i nomi dei quattro da cacciare.
Resta da chiarire un terzo aspetto, quello delle minacce. Visco pronunciò davvero l’oscuro avvertimento contro il comandante della Gdf? Per saperlo basterebbe che qualcuno interrogasse i testimoni, cosa che finora non è stata fatta. Nella stanza del comandante delle Fiamme gialle c’erano due ufficiali e il generale mise il vivavoce. I due sono dunque in grado di riferire se il viceministro che dice di voler dare la caccia agli evasori minacciò il comandante del corpo militare che gli evasori li cerca. Perché qui sta il problema: l’inflessibile Vincenzo Visco, l’uomo che promette di far pagare le tasse a chi le evade, tentò di cacciare gli ufficiali della Gdf che indagavano sul tesoretto Unipol, un’operazione in cui sono ipotizzati i reati di riciclaggio e di aggiramento delle norme fiscali. Se Visco ha tentato di rimuovere i vertici delle Fiamme gialle ed è giunto a minacciare il comandante, lo avrà fatto per far progredire più speditamente le indagini sui conti sospetti dei furboni delle Coop? Se è così ce lo dica. Se non è così, usando una frase che avrebbe rivolto a Speciale: ne tragga le conseguenze.
E stia tranquilla l’avvocato dello Stato, la magistrata cui era affidata un’inchiesta talmente delicata che non sapeva neppure d’averla. La nostra non è una curiosità elettorale. Vedrà che continueremo a interessarci del caso anche a urne chiuse. È una promessa. A lei, a Visco, ma soprattutto ai lettori.

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