Anedda: «Il prestito va scelto in base alle reali possibilità»

Costo del denaro ai minimi, concorrenza agguerrita tra le banche sul fronte dello spread e un ventaglio di mutui sempre più ampio. Con questi presupposti il mercato immobiliare dovrebbe correre al galoppo. E invece resta fermo, o quasi. In Italia, per fortuna - in questo caso occorre dirlo - la cautela delle banche a concedere mutui a chiunque in tempi non sospetti ha fatti sì che questo fenomeno non si verificasse, ragion per cui ora c’è solo un riaggiustamento del mercato immobiliare verso il basso.
«Dal punto di vista finanziario tutto questo bailamme non ha avuto effetti, i tassi sono rimasti ai livelli minimi, con un Irs (Interest rate swap, il contratto con il quale due parti concordano di scambiarsi flussi di interessi di differente natura, ndr) sotto al 4% e un Euribor (il tasso interbancario di riferimento, il saggio cui fanno riferimento i mutui a tasso variabile, ndr) al di sotto dell’1% - spiega dal suo osservatorio Roberto Anedda, responsabile marketing del gruppo MutuiOnline - e quello che si prefigura è uno scenario di tassi ancora a livelli minimi, perché se non c’è ripresa economica non ci può essere inflazione. Eppure non si assiste a una rincorsa all’immobile, la gente è comunque cauta nell’investimento, perché rispetto a un paio di anni fa non esiste più il timore di vedersi soffiare l’affare da sotto il naso. Ora per una compravendita si impiegano 5-6 mesi, ci si trova di fronte a una maggiore cautela in quanto assistiamo a più instabilità e insicurezza verso il futuro. Forse è anche un atteggiamento sbagliato perché se si riattiva il mercato poi si corre il rischio di perdere delle opportunità di investimento sicuramente valide».
Ma allora che fare? Investire e accollarsi un mutuo approfittando dei tassi bassi, scegliendo un finanziamento a tasso variabile, correndo il rischio che tra un paio di anni la rata schizzi alle stelle? Oppure preferire un mutuo a tasso fisso, approfittando solo in parte dei saggi ai minimi? «Indubbiamente il tasso così basso è un’occasione, con un saggio variabile l’indebitamento sarebbe minimo: siamo a livello del 2% di tasso, compreso lo spread, ma anche se si opta per un tasso fisso siamo comunque a livelli del 5%, praticamente quasi ai livelli di un “variabile” prima della crisi - aggiunge Anedda -; il consiglio che mi sento di dare è quello comunque di scegliere con oculatezza: anche se si opta per un tasso variabile sarebbe bene fare una previsione della rata che si potrebbe sopportare in una situazione di tassi in crescita. Per porsi al riparo da rischi si possono scegliere mutui a tasso misto (si inizia con un variabile e dopo un tot di anni si può decidere se passare al fisso o viceversa, ndr) oppure variabili con cap, ossia con un tetto massimo. Costano un po’ di più rispetto a un variabile puro - sempre molto meno di un fisso - ma si ha la certezza che più di tanto il tasso, e quindi la rata, non potranno aumentare. In sostanza è bene calcolare il capitale che si può investire oggi e, soprattutto, quanto si può rischiare se la rata aumenta. Bisogna lasciarsi un buon margine».
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