Roma

Anniversari Tutto il Lazio celebra Purificato il realista

Venticinque anni fa scompariva, nella sua casa romana, Domenico Purificato, nato a Fondi nel 1915. Per ricordarlo, Roma, Frosinone e Latina hanno organizzato una mostra antologica che, dopo aver fatto tappa alla Villa Comunale di Frosinone, sarà riproposta a Fondi per approdare infine a Roma a Palazzo Venezia. In una vecchia intervista di Nino D’Antonio, Domenico Purificato parlò, tra l’altro, del suo coinvolgimento e convincimento culturale di quei tempi: la «Scuola Romana» e soprattutto Mafai. «Sono cresciuto lì dentro, come a casa mia, perché era antiretorica e antiufficiale, ma senza ricorrere a bandiere e proclami per affermare questi principi... La mia pittura nella sua apparente semplicità (sapessi quanto pensiero c’è dentro) convinse subito. È la rappresentazione di una realtà umile e quotidiana...».
Dei tanti lavori lasciati da Domenico Purificato prediligiamo i ritratti e quegli insiemi di piccole masse popolari legati alla mitologia, a volte, più spesso alla storia. Ricordiamo per citarne alcuni riportati in un ricco catalogo che accompagna l’iter culturale: «Pulcinella mangiatore di spaghetti» del ’63, «Rissa di donne» del ’71, «Giocatori di carte» dell’’80, «Donna del sud» del ’68 e «Ritratto di Etta» del ’62. Pochi sanno che Purificato fu anche scenografo stimato e che lavorò nell’opera, nel teatro e nel cinema con grandi registi come Antonioni e Visconti. Il percorso culturale di Domenico Purificato, partito dal coinvolgimento della Scuola Romana, dove spiccavano nomi come Scipione, Mafai, Attardi, trovò la sua identità in quel realismo antropologico popolare che, come lui stesso disse, convinse un po’ tutti, anche i meno “credenti” e i contestatori di quel tempo, come Giulio Carlo Argan col quale ebbe sempre una forte polemica, specie quando nel 1956 dopo i fatti d’Ungheria, Domenico Purificato lascia il Partito comunista. Ripercorrendo i vari segmenti dell’opera di Purificato abbiamo riscontrato una sostanziale distanza dalle rappresentazioni astratte e una costante, per altro accorata, attenzione per i fatti, per gli accadimenti della vita. Per l’artista di Fondi, non contavano le prove metafisiche a favore dell’esistenza o il lavoro di puntellamento volto dalla ragione filosofica sui principali dogmi della vita.

Per lui contava l’aver mostrato col suo lavoro, non solo quello pittorico, la conformità della vita stessa alla concreta natura dell’uomo e oggi, a venticinque anni dalla sua scomparsa, conta la certificazione di quei segni straordinari che accompagnano la storia umana da sempre.

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