Cronache

Anno santo senza business A Roma 20 milioni di anime

Tanti fedeli, ma turisti paganti in calo. Però sicurezza garantita. Ed è stata un'olimpiade di spiritualità

Anno santo senza business A Roma 20 milioni di anime

Roma - Non solo l'Anno santo di tutti gli angoli del mondo, ma anche quello di tutte le categorie. A Roma negli ultimi dodici mesi non si è negata una celebrazione a nessuno, dal Giubileo degli infermieri a quello degli sportivi. Ma almeno due categorie sono rimaste fuori: albergatori e ristoratori. «Non vedo l'ora che finisca - commenta amaro Adriano, oste del ristorante il Melograno, nel quartiere Aurelio - i pellegrini saranno anche arrivati, ma seduti a tavola non ne abbiamo visti». Eppure la zona, non lontana dal Vaticano, a Roma è ironicamente nota con l'appellativo di «Gran Pretagna», perché piena di strutture, anche ricettive, di proprietà religiosa e perfino la topografia lo testimonia, con il profluvio di vie intestate a Papi e cardinali. Di pellegrini in giro nel quartiere, come in tante altre zone di Roma, durante tutto l'anno giubilare che sta per concludersi se ne vedevano tanti, in una babele di lingue e simboli religiosi. Ma l'impatto sull'economia della città è stato irrilevante.

Le associazioni che raccolgono gli esercenti turistici ripetono tutte lo stesso rosario: «Il Giubileo? Non se n'è accorto nessuno». «Le aspettative non si sono tramutate in realtà - dice Stefano Fiori, presidente della sezione turismo di Unindustria -: Roma in 15 anni è sempre cresciuta nel turismo del 5% annuo, quota che nel 2016 non sarà raggiunta». Conferma Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma: «È come se non ci fosse stato, a fine anno speriamo di arrivare almeno alle stesso livello dell'anno scorso, cioè 14 milioni di arrivi». E pensare che quando circolavano previsioni di un anno di grandi affari per Roma, i centri studi delle categorie imprenditoriali avevano previsto solo 500.000 arrivi in più dell'anno scorso ed erano passati per «gufi». E invece è andata pure peggio. Anche perché nel frattempo Roma è affondata nella più lunga crisi della politica locale dai tempi di Giulio Cesare. E, complice il breve «preavviso» nella scelta del Papa di celebrare il Giubileo, si sono realizzate ben poche opere. Circolavano progetti per 400 milioni, ma ne sono stati messi in campo a malapena 150, realizzando solo 42 dei 140 progetti ventilati. Edoardo Bianchi, presidente dell'Associazione dei costruttori edili romani, non fa sconti: «Come avevamo previsto è stato un fallimento».

Questione di punti di vista. C'è anche il bilancio della sicurezza che, visto col senno di poi, è da brindisi. In tempi di Isis, facendo gli scongiuri per questi ultimi giorni, Roma non ha scontato allarmi veri. E l'eredità del coordinamento delle forze di sicurezza messo in campo per il Giubileo, una sala controllo in grado di monitorare 1.800 telecamere, resterà. C'è ancora da decidere cosa sarà dell'Operazione Strade sicure che ha visto l'esercito schierato in 50 punti sensibili in tutta Italia. I sindaci, in testa Giuseppe Sala a Milano, premono perché si prosegua, forti dei risultati nella battaglia alla microcriminalità. I militari nell'anno giubilare hanno propiziato 90 arresti, il sequestro di 40 armi e di 95 kg di droghe.

E c'è il bilancio che conta di più per i credenti, il «core business» dell'evento. Roma non avrà i Giochi, ma ha avuto un olimpiade della spiritualità che ha portato nella capitale 20 milioni di pellegrini, anche se senza i mega raduni del precedente Giubileo. «In piena era di globalizzazione - Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito Santo - è stato il più grande evento di santità globale che l'umanità e la Chiesa abbiano potuto vivere. A partire dalle più sperdute e dimenticate periferie».

Nello stile di Papa Francesco.

Commenti