Cronache

Tra applausi e Bella Ciao l'ultimo saluto a Bocca: "Partigiano della parola"

Da Gad Lerner a Ezio Mauro, da Caselli all'ex ministro Rognoni. Il mondo del giornalismo e della politica si stringe attorno al giornalista scomparso a Natale

Tra applausi e Bella Ciao l'ultimo saluto a Bocca: "Partigiano della parola"

E' il giorno dell'addio e dell'ultimo saluto a Giorgio Bocca. Un applauso ha accolto l’arrivo del corteo funebre con il feretro del giornalista, scomparso il giorno di Natale. Qualcuno ha intonato Bella ciao mentre il carro funebre con la bara di Giorgio Bocca si allontanava dalla Basilica di San Vittore in Corpo dove si è svolto il funerale del giornalista, morto il giorno di Natale a 91 anni.

Numerosi gli esponenti del giornalismo italiano che gli hanno reso omaggio: da Gad Lerner a Ezio Mauro, dal presidente dell’Ansa e della Federazione editori (Fieg) Giulio Anselmi, al direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, Marco Travaglio, Massimo Fini, Piero Colaprico e Gian Antonio Stella.

Tante anche le personalità del mondo della politica e della cultura come Umberto Eco, l’ex ministro Virginio Rognoni, e il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, che ha ricordato "la grande attenzione che Bocca ha sempre dedicato a me e al mio lavoro" e alcuni degli articoli del giornalista novantunenne, come ad esempio "l’intervista, fondamentale e bellissima, al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del 10 agosto ’82, un’intervista fondamentale che uso quasi come testo scolastico in tutte le scuole dove vado a parlare di mafia".

"Bocca è stato uno dei grandi giornalisti di questi decenni: era un uomo di coraggio, dal carattere fermo e deciso e di grande intelligenza", ha affermato Giulio Anselmi.

Giorgio Bocca "lascia un vuoto" nel giornalismo. La figlia, Nicoletta, non ha dubbi e si augura "che qualcuno presto prenda il suo posto", un invito perché si facciano avanti i ragazzi con "la misura, la lucidità e il cuore che lui aveva".

"È stato un grande montanaro che non la mandava a dire a nessuno": questo il breve ricordo di Giorgio Bocca tracciato da Umberto Eco.

"Uno dei più grandi di tutti, che ci ha fatto conoscere l’Italia nel dopoguerra, un uomo curioso che ha scritto cose formidabili e che non ha mai avuto paura di prendere posizione anche a rischio di sbagliarsi", ha detto Gian Antonio Stella.

La bara del giornalista è stata adornata con un cuscino di fiori variopinti e al suo arrivo nella chiesa di San Vittore al Corpo, un grande applauso ha rotto il silenzio. 

Giorgio Bocca era un "partigiano della parola", che credeva nel valore della verità, che "ha sempre difeso tenendo divisi, a differenza della tendenza imperante, i fatti dalle opinioni". Con queste parole don Roberto Vignolo, biblista da tempo legato alla famiglia, ha ricordato il giornalista e saggista scomparso.

Nell’omelia il sacerdote ha riflettuto sull’eredità morale lasciata da Bocca, "che non soltanto ha lavorato con le parole", ma lo ha fatto "in modo più pratico che teorico", come un "aristotelico con i piedi ben pientati per terra".

Per il giornalista, ha detto don Vignolo, la "parola era un’arma: se certi cronisti possono essere paragonati a un tiratore di fioretto, a Giorgio dovremmo dare una sciabola", perché, più che a blandire l’interlocutore, "puntava semmai a ferirlo, così da suscitare, attraverso un impatto forte, una reazione di pensiero e morale".

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