Cultura e Spettacoli

Archeologia, tazza d'oro dell'Età del bronzo trovata in Emilia

L'importantissima scoperta (di pezzi simili ne esistono solo tre in tutto il mondo) è avvenuta a CastelNovo ne' Monti, il comune appenninico dove si trova la Pietra di Bismantova, la montagna sacra di etruschi e celti

La provincia di Reggio Emilia ha restituito recentemente due eccezionali depositi di oggetti metallici, che vengono presentati in anteprima a Firenze in occasione dell'assemblea dei soci dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (in programma lunedì alle 15,30 nella sede di Via Sant'Egidio 21), benchè con dati del tutto preliminari, essendo lo studio appena iniziato. Il ritrovamento più eccezionale è una tazza d'oro inquadrabile nell'antica Età del bronzo, che è venuta in luce nei giorni scorsi nel corso dei lavori alle cave Spalletti di Montecchio Emilia.
Benché si tratti di un rinvenimento apparentemente privo di contesto, l'importanza del pezzo, la sua unicità nel panorama italiano e i confronti osservabili con analoghi manufatti europei lo pongono tra le più rilevanti scoperte degli ultimi anni. Lo straordinario reperto, che ha solo altri tre confronti nel mondo, sarà invece presentato alla venerdì 1 giugno, alle ore 10.30, al Museo Archeologico Nazionale di Parma, con sede nel Palazzo della Pilotta.
Il primo deposito venuto in luce è un ripostiglio di 14 oggetti di bronzo quasi tutti interi, tra cui figurano falcetti, asce, un pugnale e due frammenti di panelle, che si data al Bronzo recente e che è stato rinvenuto a monte di Castelnovo ne' Monti, su un monticello chiamato Monte Gebolo, affacciato sulla valle del Secchia, sul quale si osserva una peculiare disposizione di massi.
Nel territorio del Comune emiliano si trova uno dei monti più caratteristici dell'intero Appennino: la Pietra di Bismantova, citata da Dante e altura scelta nel V secolo dai bizantini per ospitare una fortezza. Ma soprattutto montagna sacra fin dalla notte dei tempi, dato che il suo nome potrebbe derivare dalle parole etrusche man (pietra scolpita) e tae (altare per sacrifici) o da un toponimo di origine celtica, da vis (vischio), men (luna) e tua, che rimanderebbe alla raccolta notturna di vischio tra i querceti della zona, espressione di un antico culto lunar.

Insomma, la preziosa tazza ritrovata sembra confermare che la zona era «antropizzata» già nell'Età del Bronzo.

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