Sanremo 2009

Arisa, la ragazza «acqua e occhialone»

«I miei genitori mi hanno detto tante volte no» e a furia di trovare le porte chiuse, Rosalba Pippa è diventata Arisa

Arisa, la ragazza «acqua e occhialone»

Altro che solitudine dei numeri primi. Arisa è in compagnia della sua «sincerità» e mai titolo di brano è stato vestito meglio dal suo cantante. E si è visto pure ieri sera, quando ha aperto il Festival di Sanremo arrivando sul palco ticchettando sui tacchi come fosse sui trampoli. Rosalba Pippa ha 26 anni e si chiama così perché sua mamma è Assunta, le sorelle sono Isabella e Sabrina e le loro iniziali fanno un acronimo che non si capisce finché non si vede arrivare papà, mamma e sorelle Pippa tutti insieme.

L’altra sera, dopo la vittoria di Rosalba, erano spersi davanti all’Ariston, smarriti, insieme sembravano uscire da un film di Pietro Germi, sapete quelli con i cappottoni spessi e i volti tristi anche quando si pescava il biglietto milionario della Lotteria. Ecco, la casualità è un altro dei fili conduttori di Arisa. È nata a Genova ma ci è rimasta «solo sei giorni». Suo padre, autista, si è trasferito un po’ qui e un po’ là fino ad arrivare a Potenza. E lì si è fermato e «adesso non ci sta più nella pelle, vuole fare anche lui le interviste come me». E imita la faccia del babbo, le sue smorfie.

Il volto di Arisa è nascosto dietro agli occhialoni che piacciono molto anche a Maria De Filippi e, in fondo in fondo, anche a lei che è una timidona come se ne trovano poche e che cosa c’è di meglio di una montatura spessa come schermo delle proprie insicurezze. «Non vorrei diventare mai come non sono», dice, ed è difficile che accada. Da Potenza, Arisa si è spostata a Milano per un’altra delle sue soste lampo: pochi mesi per l’Università ma troppo complicato quel mondo fatto di gente isterica, ossessionata dalla fretta. «Molto meglio Potenza». Tanto ci è rimasta poco. Poi – lei sottolinea: «Grazie alla Regione Basilicata» – ha vinto una borsa di studio al Cet, il centro che Mogol ha allestito vicino a Roma provando a fare quello che in Italia si è fatto troppo poco: allevare talenti della musica leggera, annusare, individuare, allenare i cantanti che domani canteranno la nostra vita in radio o in classifica.

«Lì ho conosciuto Giuseppe». Per capire Giuseppe Anastasi, bisognerebbe averlo visto insieme ad Arisa l’altro giorno nel caos sanremese dell’hotel Royal. Lei era con Lelio Luttazzi, proprio di fianco a lui. Parlavano. Quando parlava Luttazzi, Giuseppe anzi Beppe si faceva gli affari suoi. Le rare volte che Arisa apriva bocca, Giuseppe si illuminava e i suoi occhi sembravano quelli di un ragazzino davanti al suo primo amore. Alla fine, Arisa si confida: «Lui è un autore di canzoni, adesso tutti lo conoscono e verranno a cercarlo anche le altre donne». Se ci foste stati anche voi, avreste visto il loro abbraccio: una roba da Via col vento, un abbraccio silenzioso lungo cinque minuti almeno, mentre oltre la vetrata la gente strillava, spingeva, si accalcava.

«Quando ero ragazzina mia mamma mi presentava alle sue amiche e diceva: mia figlia è così come la vedete, però è buona», ricorda Arisa. E poi aggiunge la frase chiave della sua vita: «I miei genitori mi hanno detto tante volte no».

A furia di trovare le porte chiuse, Rosalba Pippa è diventata Arisa ed è uscita dalla finestra e adesso è ancora per aria ma lasciatela volare perché lei mica ha voglia di fermarsi.

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