Roma

Arte/2 I decadenti sospiri della «cinearcheologia»

«Whispers», ovvero sussurri, sono le immagini di una raffinata mostra fotografica ospitata nella Sala Santa Rita (via Campitelli) fino al 26 giugno. L’artista Paul Harbutt, nato a Londra nel 1947, ci parla di trasformazione e rinascita, mostrando come gli oggetti inanimati possano nel tempo cambiare valore e significato. Protagonisti di questa sua ricerca sono i magazzini cinematografici, e in particolare quelli di Adriano De Angelis, l’ultimo artigiano-artista di Cinecittà, erede di una tradizione iniziata dal nonno Angelo nel 1935. Luoghi dall’atmosfera un po’ irreale, fuori dal tempo, dove gli oggetti abbandonati si sono corrosi e deteriorati in maniera imprevedibile, tanto da perdere la loro originale identità e talvolta assumerne un’altra.
Statue, oggetti e decori usati in produzioni cinematografiche di tanti anni fa, fissati dallo scatto fotografico assumono effetti pittorici di grande suggestione. La casualità della disposizione sembra creare un rapporto tra un oggetto e l’altro. Ed ecco che quei frammenti silenziosi avvolti da ragnatele e polvere, grazie alla capacità creativa di Harbutt, tornano a nuova vita e, come fanno i morti nell’Antologia di Spoon River, ci sussurrano le loro storie. Storie effimere, fatte di finzione cinematografica, ma che meritano comunque di essere ascoltate. Le statue di gesso, che dovevano apparire di marmo, si fondono nell’ambiente creando quasi un humus sensoriale. Per questo il racconto fotografico, sebbene sviluppato nell’ambito di una rigida ricerca formale, assume una particolare fisicità e ci spinge a interrogarci sulla natura delle cose, che non è mai quella della prima apparenza.
Artista poliedrico, amante soprattutto della pittura, Harbutt ha iniziato il suo percorso artistico negli anni Settanta, partecipando a numerose mostre internazionali. L’interesse per il cinema, per il quale ha iniziato a lavorare giovanissimo, ha avuto una notevole influenza sul suo linguaggio: il suo processo di ordinare e montare frammenti è, infatti, una fondamentale chiave di lettura riguardo al suo lavoro con le immagini. I magazzini De Angelis di Cinecittà li ha scoperti casualmente, circa tre anni fa, quando era alla ricerca di un luogo dove far disegnare i suoi studenti della Cornell University, che non fosse il solito museo classico, e da allora si è letteralmente innamorato dell’atmosfera magica e decadente dell’archeologia cinematografica.


Orario: dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18.

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