Politica

Attacco contro la civiltà

È una guerra totale, uno scontro crudele, non tra le civiltà, ma tra l'inciviltà da una parte e le civiltà dall’altra. Le antiche e radicate civiltà della libertà e dei diritti umani si trovano costrette a difendersi da un attacco folle con un solo obiettivo: la destabilizzazione. Loro cercano di spaventarci e di costringerci a scendere a patti, se non addirittura a cedere al ricatto. Perché quella è la vittoria che vogliono. Si sta chiarendo il disegno strategico che sta dietro a quello che sembra «terrorismo»: un vero progetto architettato tempo addietro che soltanto adesso viene messo in pratica. Ci avevano fatto capire che tutto fosse più semplice, anche l'attacco alle due torri sembrava terrorismo con finalità esclusivamente vendicative.
Purtroppo quello era solo un diversivo ed era soltanto l'inizio di una lunga e dolorosa battaglia che tutti noi, musulmani e occidentali, dovremmo combattere per la nostra sopravvivenza e per la salvezza dei nostri principi comuni: la difesa della vita umana.
Loro sono molto più di una organizzazione arroccata sulle montagne dell'Afghanistan e sono molto di più di un gruppo di fanatici estremisti che agiscono all'impazzata e uccidono per il gusto di uccidere. Qui si tratta di una piovra che ha i tentacoli ben piantati anche tra coloro che sono nati in Occidente e i personaggi di spicco delle comunità islamiche in tutto il pianeta.
Non è possibile che una sola organizzazione, oramai allo sbando, riesca a compiere quasi contemporaneamente più attentati e in posti diversi con tanta facilità. Sono singoli gruppi che agiscono all'interno dei Kataib, ovvero brigate combattenti che possono essere paragonate a cellule indipendenti, con l'ordine di operare secondo un calendario già prestabilito. Quelle collocate in Irak portano i nomi di personaggi di spicco dell'Islam sunnita delle origini. In altri Paesi arabi, come in Egitto, portano i nomi di fondatori di Al Qaida in Afghanistan.
Infatti, nei primi anni Ottanta un certo Abdullah Azzam, teologo e professore di origini palestinesi, dopo la sua espulsione, per le sue idee considerate estremiste, dall'Università di Amman dove insegnava, si recò in terra afgana per combattere contro le truppe sovietiche e liberare una terra dell'Islam occupata da un esercito di «infedeli» e per giunta ateo. Si potrebbe definire il maestro spirituale di Osama Bin Laden, anche se prima della sua morte avvenuta in un attentato prima della fine della guerra afgana, entrò in collisione con lo stesso attuale capo di Al Qaida per motivi teologici e di interpretazione legati alla Jihad, e per questo motivo lo stesso Bin Laden venne sospettato della sua uccisione.
Azzam credeva nella lotta armata e nella consacrazione della vita per combattere e morire, ma non nei massacri contro i civili e nel martirio gratuito anche se giustificava i mezzi per recare danni al nemico. Legare il suo nome all'attentato di Taba e a Sharm el Sheikh ha un significato ben preciso: ricordare il palestinese che era morto in terra straniera per liberare una terra occupata. Questa volta chi ha rivendicato l'attacco vuole, invece, destabilizzare l'Egitto e danneggiarlo economicamente. Ma non solo, essi vogliono isolare la nazione araba che ha vinto il terrorismo interno dei vari gruppi guidati da Aiman el Zawahiri, il braccio destro di Bin Laden, attraverso un terrorismo panislamico che mira a mettere in ginocchio qualsiasi processo di democratizzazione e di percorrere l'esperienza della laicità e dello sviluppo.
L'Egitto, come l'Algeria, ha pagato a caro prezzo la scelta di rimanere nel mondo civile, il mondo della cultura razionale e se è riuscito a vincere la battaglia contro il male del fanatismo islamico è anche perché ha trovato nell'Occidente un forte alleato e sostenitore. Ciò che i terroristi oggi vogliono è che questa alleanza venga meno e che il mondo civile lasci questi Paesi al loro destino, come l'abbandono totale dell'Irak per trasformarlo in una base del terrore e una terra dove far nascere uno Stato islamico medioevale.


Piangendo le vittime di Sharm dobbiamo renderci conto che soltanto con la nostra alleanza potremo sconfiggere il terrore e conservare la nostra vita, a noi donata da Dio, e che noi, contrariamente a loro, sappiamo apprezzare.

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