Roma

Augello: «È da cambiare l’intero sistema»

Omar Sherif H. Rida

«È l’intero modello che va ridiscusso. Maggioranza e opposizione devono avviare un confronto approfondito e condiviso per arrivare a un’effettiva riduzione delle spese». Il senatore di An ed ex assessore al Bilancio della giunta Storace, Andrea Augello, non attacca la giunta Marrazzo («sarebbe troppo facile ora», spiega), ma guarda avanti. A come portare l’amministrazione regionale del Lazio fuori dalle sabbie mobili di un disavanzo che ha raggiunto ormai proporzioni spaventose. «Si tratta di una questione fondamentale sulla quale urge ragionare insieme», ribadisce più volte nel corso di questa lunga chiacchierata.
Senatore, a fronte di quanto pubblicato in questi giorni dal Giornale, cosa resta delle parole del «moralizzatore» Marrazzo?
«Si tratta sicuramente di dati su cui riflettere. Durante l’intero primo anno del centrosinistra alla Pisana si è fatto un gran parlare delle riduzioni di spesa. Ma poi dalle cifre emerge una realtà diversa perché i numeri dicono l’esatto contrario. In Regione, rispetto a quando governavamo noi le spese sono in espansione. Del resto nei primi sei mesi il “biglietto da visita” della giunta Marrazzo era stato proprio l’aumento dell’indennità di staff. Una decisione che venne sospesa solo in seguito alla nostra dura opposizione. Ma poi hanno sì abbassato gli stipendi, moltiplicando però i posti».
E come giudica i fondi triplicati a disposizione della presidenza di giunta, e tutti gli eventi finanziati attraverso l’Urp?
«In questo caso siamo davanti a due operazioni di maquillage contabile. Tutti quei soldi in più a disposizione di Marrazzo, che sono oggettivamente un’anomalia, sono stati “nascosti” dentro l’Agenzia dello Sviluppo per non farli rientrare nel Bilancio regionale. Una pratica che è stata utilizzata anche per sovvenzionare eventi che effettivamente con le relazioni pubbliche c’entrano poco. Ma al di là dell’incremento dei “costi della politica”, il vero buco nero di questa amministrazione è quello sanitario».
Quello sanitario? Ma la Regione è stata di fatto «commissariata» dal ministero del Tesoro. Quali spese sarebbero in aumento?
«Il conto è presto fatto. Rispetto al 2004 (ultimo anno di amministrazione Storace, ndr) la spesa per la sanità regionale è aumentata di 1,2 miliardi di euro. Se poi consideriamo il fondo sanitario il Lazio dovrebbe spendere 1,520 miliardi in meno per far rientrare la spesa nel “limite” consentito. Il resto infatti è stato coperto con i 400 milioni di “accompagnamento”, i 600 delle tasse, i 400 del bilancio regionale e i 120 del nuovo assestamento. Totale, 1,520 miliardi di euro. Ai quali bisogna ancora aggiungere i 65 del Gemelli».
Com’è possibile? Non c’è un controllo sulle spese delle Asl?
«Sta proprio qui il problema. La verità è che i direttori della Asl hanno un potere enorme. E l’assessorato al Bilancio non ha la possibilità di effettuare i controlli adeguati sulle spese che loro presentano in bilancio. In pratica ormai Marrazzo ha solo il ruolo di «speaker» senza la possibilità di poter intervenire all’origine del problema. Un portavoce che si limita a comunicare cifre preparate da altri. Ed è qui che si deve intervenire, inserendo figure di controllo che rimettano in discussione l’autonomia dei direttori generali. Così come non deve essere più un tabù ragionare sul numero e l’autonomia delle stesse Asl, o magari sull’opportunità di dare maggiori poteri all’assessorato al Bilancio sulla loro contabilità».
Sta dicendo che è così che vengono fuori casi come quello di «Lady Asl»?
«Esattamente. Un sistema criminale di quel genere è riuscito a passare indenne attraverso due giunte di colore opposto. Una di centrosinistra e una di centrodestra. E proprio perché nessuno ha mai avuto la possibilità di risalire all’origine di quel meccanismo perverso».
Ma in che modo si potrà intervenire su un deficit di bilancio così spaventoso?
«Centrosinistra e centrodestra dovranno avviare un riflessione complessiva sul tema della compressione delle spese. Il modello intero è da cambiare. Sia per la sanità, sia sulle dotazioni. Dei consiglieri e degli assessorati. E il tempo per farlo è sempre minore».
Quindi cosa ci riserverà il futuro?
«Il nostro futuro si gioca sulla questione delle tasse locali. Si pensi a cosa è successo nel Lazio, dove le più penalizzate dal deficit sanitario sono le famiglie.

Senza contare quelle 75mila piccole e medie imprese che, rispetto alla nostra amministrazione, pagano l’1,5 e il 2 per cento in più di Irap».
(6-fine)

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