Roma

Avviati i controlli nei residence

Uno scandalo a sette zeri. Un ginepraio inestricabile. Una montagna di soldi che il Comune rischia di pagare anno per anno fino al 2022 per colpa di Veltroni. Parliamo dei residence convenzionati per l’assistenza alloggiativa. Una voragine mangia-soldi, un buco nero di proporzioni colossali lasciato in eredità ad Alemanno dalla precedente giunta. Decine di milioni per appena un migliaio di famiglie. Le cifre? Per il residence di via di Valle Porcina il Comune paga per l’affitto di 96 appartamenti quasi 3 milioni e mezzo di euro all’anno. Esattamente 2.091.378,96 euro di locazione, più altri 1.204.127,28 euro di servizi (pulizia, manutenzione parti comuni, vigilanza, guardiania). Totale 3.295.506,24 euro al momento della stipula del contratto, decorrenza 5 febbraio 2008. Fatti i conti l’affitto mensile per appartamento (91 mq la superficie media) è di 1.815,46 euro. Cui vanno sommati però i servizi, che costano altri 1.045, 26. La somma fa 2.860 euro al mese. Lo dice il contratto di locazione. Non siamo ai Parioli, ma nel XIII municipio, alla periferia di Acilia.
Altro caso in via Tagliaferri, alla Giustiniana, 71 unità abitative (78 mq in media). Il canone annuo sborsato dal Comune è di 17.340 euro ad appartamento. Al mese fanno 1.445 euro. Con i servizi, però, il canone mensile quasi raddoppia, sale a 2.433.73 euro. Iva compresa, ma escluse le utenze (acqua, luce, gas). Quelle sono a carico del conduttore, cioè il più delle volte il Comune. Non siamo in centro storico, ma parecchi chilometri oltre il Raccordo anulare. Aria di campagna, mucche al pascolo. In zona appartamenti di uguale taglio, anche nuovi, si possono trovare senza difficoltà a meno di mille euro. Un po’ meno sborsa il Comune per via Montecarotto, 52 unità abitative (56 mq in media), a San Basilio, V municipio. Il canone mensile (compresi i servizi) ammonta a 1.339 euro, utenze e rivalutazione Istat a parte. Anche qui sul mercato privato si trova a molto meno. In tutto i residence convenzionati sono dodici. Il Comune di Roma a fine 2008 pagava 24.685.716, 21 euro all’anno per tenerci dentro appena 1.239 famiglie. Per ogni unità abitativa, in media 1.700 euro al mese. Uno sproposito. In base alle cifre di mercato, costerebbe forse meno abitare a Prati, Talenti, San Giovanni. Invece siamo a Val Cannuta, via Montecarotto, Casale Lumbroso. Borgate o piccole frazioni di Roma il più delle volte carenti di servizi essenziali: asili nido, scuole, trasporti pubblici. Abitati dove spesso, anche solo per comprare una lampadina o andare alle poste, bisogna fare i salti mortali. Ultimo capitolo, la decorrenza dei contratti. Abbiamo visto il caso di Valle Porcina: 2 marzo 2008. «Nella maggior parte dei casi la data di decorrenza è quella: primavera 2008 - dice il direttore dell’Ufficio casa del Comune, Raffaele Marra - C’è qualche contratto firmato nel 2006, uno decorre dal 2005, ma la durata è sempre la stessa: 6 anni più altri 6 rinnovabili». Come una catena al piede. Dal 2008, salvo rescissioni o rivalsa contrattuale da parte del Comune, anno dopo anno si arriva al 2022. Un’eternità. E una tombola di soldi da pagare.
Marco Visconti, delegato del sindaco all’emergenza casa, sta cercando di utilizzare meglio i milioni che si pagano ai privati per gli affitti. Con questi stessi soldi si potrebbero acquistare alloggi da dare in locazione definitiva alle famiglie che ne hanno bisogno. «In pochi anni, con il denaro da reinvestire - fa notare Visconti che è anche candidato alla Regione - si potrebbe risolvere davvero il problema della casa a Roma».

«Adesso, grazie al direttore Marra - annuncia Visconti - abbiamo cominciato a effettuare controlli nei primi due residence per verificare se chi ci sta ha diritto davvero all’assistenza».

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