Avvocati in rivolta contro riforma e toghe

I penalisti: no alla prescrizione lunga, serve il processo breve

I magistrati fanno notizia. Gli avvocati fanno sciopero. E si astengono dalle udienze. Tre giorni che si chiudono oggi per ribaltare il luogo comune sulla prescrizione. I magistrati, tallonati dalla maggioranza di centrosinistra, ritengono che il tempo nella clessidra della giustizia sia troppo poco. E si stanno adoperando per allungare il raggio d'azione dei pm, particolarmente per la corruzione. La nuova legge è in cantiere, accompagnata dalle interviste, talvolta apocalittiche, dei pm che chiedono carta bianca.

E allora i penalisti, che certo non hanno lo stesso carisma mediatico, provano a seminare dubbi e a mostrare le crepe nel pensiero dominante. «Il vero problema- spiega all'Adnkronos il presidente dell'Unione delle camere penali Beniamino Migliucci - è quello di incidere sui tempi del processo. È giusto che le inefficienze dello Stato ricadano sui cittadini? Siamo di fronte a un'opzione demagogica, populista che non è fondata su dei dati reali. Per cercare di eliminare le prescrizioni, invece di allungare i tempi occorrerebbe rendere ragionevolmente breve il processo».

Per questo i penalisti si schierano due volte contro: contro la riforma che avanza in Parlamento, sia pure fra i mal di pancia dei centristi, e contro la vulgata, ancora più cupa, dell'Anm. È una battaglia difficile e a tratti impopolare quella combattuta dalla classe forense. Ma loro sono convinti che valga la pena combatterla sul piano giuridico e culturale. La prescrizione può essere spostata sul calendario purché sia chiaro che non si tratta di un cavillo ma di uno strumento di civiltà: per evitare indagini senza orizzonte e imputati senza sentenza.

SteZu

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