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Bagdad, blitz di al Qaida assaltata banca centrale: quindici morti, 40 i feriti

Un attentatore suicida si è fatto saltare nell'edificio, circondato da molte autobomba. Ora che il centro del conflitto si è spostato in Afghanistan, i seguaci di Osama in Irak sono senza soldi. E hanno nuovi obiettivi: istituti di credito e gioiellerie

Bagdad, blitz di al Qaida  
assaltata banca centrale:  
quindici morti, 40 i feriti

Una volta si facevano saltare nel nome di Allah. Adesso rapinano e uccidono nel nome del dio denaro. È la brusca metamorfosi dei terroristi iracheni trasformatisi da militanti del Signore in nuovi e truci «Ali Baba».

L’Al Qaida in versione «quaranta ladroni» è già sulla breccia da settimane, ma la sua vera discesa in campo consacrata da una quindicina di morti, oltre quaranta feriti, attentatori suicidi, corpi smembrati, ostaggi, bombe e combattimenti a colpi di kalashnikov e lanciagranate avviene alle 14 e 50 di ieri pomeriggio, pochi minuti prima della chiusura della Banca centrale di Bagdad.

A quell’ora un attentatore suicida, travestito da capitano dell’esercito, infila l’entrata principale della banca e riesce a farsi esplodere seminando morte e distruzione. Quella è soltanto la prima fase di un attacco lungo, complesso e devastante. Dopo la prima botta i terroristi approfittando dello stordimento delle forze di sicurezza per lanciarsi verso gli accessi dell’edificio e assumerne il controllo. Non si sa quanti riescano effettivamente a entrare, di certo gli attaccanti - almeno una dozzina - seminano il caos tutt’attorno. In pochi minuti occupano vari piani, salgono sul tetto posizionano vari cecchini e incominciano a bersagliare i poliziotti e militari in avvicinamento dagli isolati circostanti. Bagdad in pochi minuti ripiomba in un clima da guerra totale.

Prima di entrare in azione gli attaccanti e i loro complici hanno disseminato le vie intorno alla Banca centrale di autobomba e trappole esplosive. Per rallentare l’avvicinarsi dei rinforzi i terroristi devono soltanto farle saltare al momento giusto. L’effetto è terrificante. Sorprese dalla preparazione del commando le forze di sicurezza irachene rallentano, perdono tempo, esitano. Intanto dentro l’edificio nessuno sa cosa avvenga all’esterno. Secondo varie voci molti dipendenti si ritrovano ostaggio dei rapinatori e sono usati come scudi umani quando, un’ora dopo l’inizio dei combattimenti, le forze di sicurezza si riorganizzano e provano a riconquistare l’edificio.

Quando il buio cala su Bagdad nessuno è ancora in grado di dire con certezza se l’assalto sia stato completamente debellato e se tutti i terroristi siano stati catturati e uccisi. Una cosa però sembra certa: la rapina seppur spettacolare nella sua sanguinosa efficacia è un sintomo della grande crisi di Al Qaida. Priva dell’appoggio dei gruppi di potere sunniti e quindi di consensi, l’organizzazione occupa un posto sempre più marginale nel contesto di un jihad internazionale ogni giorno più concentrata sul conflitto afghano e versa di conseguenza in ristrettezze finanziarie.

Militanti, arsenali e kamikaze sono così utilizzati per dare l’assalto alle banche e ai mercati e agli uffici di cambio. I progetti per la trasformazione da terroristi di Allah in nuovi «Ali Baba» era già emersa dall’analisi di alcuni documenti sequestrati lo scorso mese quando le forze di sicurezza individuarono il covo di due capi dell’organizzazione uccidendoli. Nella base erano già pronti i piani per una serie di rapine alle banche da attuarsi con le stesse modalità messe in atto ieri.

La prima avvisaglia della trasformazione di Al Qaida in un’organizzazione puramente delinquenziale si era avuta il 25 maggio scorso quando un convoglio di sei automezzi pieni di militanti armati aveva dato l’assalto a colpi di kalashnikov e lanciagranate al mercato orafo della capitale. In quell’occasione si erano contati 15 morti, in gran parte proprietari di una dozzina d’oreficerie ripulite da cima a fondo.

«Le impronte di Al Qaida sono evidenti, non hanno più né soldi né finanziatori e quindi – commentò allora il portavoce dell’esercito generale Qassim Al Moussawi - sono passati a alle rapine per riempire le casseforti».

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