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Dopo Bagnasco, adesso la Cei fa dietrofront: "La Chiesa non fa i governi né li manda a casa"

Dopo la prolusione di Bagnasco, considerata critica nei confronti del governo e della politica, la Cei sottolinea come i prelati non vogliano governare, ma solo esprimere giudizi su singoli aspetti e singoli temi della dignità della persona. Quagliarello:"Fine delle strumentalizzazioni"

Dopo Bagnasco, adesso la Cei fa dietrofront:
 
"La Chiesa non fa i governi né li manda a casa"

Roma - Dopo le polemiche degli ultimi giorni sull'ingerenza da parte del cardinal Bagnasco nella politica del Paese arriva una presa di posizione ufficiale della Cei, che sa quasi di dietrofront. "La Chiesa non governa, non fa i governi e nemmeno li manda a casa". È quanto ha detto questa mattina il Segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, presentando le conclusioni del Consiglio episcopale permanente. Inoltre Monsignor Crociata ha aggiunto che "la Chiesa esprime giudizi su singoli aspetti e singoli temi, siano essi la vita la dignità della persona e le esigenze irrinunciabili della vita sociale in tutti i suoi aspetti".

Crociata ha anche definito inopportune le parole spese nei gironi scorsi che vedevano la Chiesa accusata di essere vicina o lontana dal governo. Accoglie positivamente la nota della Cei Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato. "Le parole del segretario della Cei monsignor Crociata non solo chiariscono il senso della prolusione del cardinale Bagnasco mettendo fine alle tante indebite speculazioni di questi giorni, ma soprattutto mettono in mora tanti laicisti evidenziandone le contraddizioni e l’ipocrisia", ha affermato.

"Se infatti l’interpretazione del discorso del cardinale Bagnasco fosse stata quella che tanti strumentalmente hanno voluto accreditare, attribuendogli addirittura una richiesta di dimissioni del presidente del Consiglio, davvero si sarebbe trattato di un’ingerenza inedita nella storia d’Italia, contro la quale i paladini della laicità dello Stato avrebbero dovuto protestare anziché compiacersene in virtù del destinatario alla quale sarebbe stata rivolta.

Il paradosso della forzatura che si è tentata è che sia la Chiesa a dover difendere i principi della laicità dello Stato contro chi per mera convenienza li ha messi in discussione", ha concluso Quagliariello.

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