Cronache

In via Balbi come all’Onu

In via Balbi come all’Onu

Marzia Fossati

A seguito dei recenti risvolti dell’attuale crisi internazionale tra Libano e Siria, l’ultima riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, non poteva non trascinarsi in un clima di aspre tensioni politiche. L’ordine del giorno, programmato da tempo, si è infatti solo casualmente rivelato poi di scottante attualità, trattandosi proprio della «questione libanese». E di Libano, oltre che di Sudan-Darfur, il Consiglio dell’Onu ha dibattuto per tutta la mattinata di ieri, trincerandosi dietro alla diplomatica segretezza di una pesante porta in mogano rimasta ermeticamente inviolata dalle 9 alle 13. O quasi. Perché effettivamente alle 11.30 quella porta si è socchiusa, giusto per permettere ai partecipanti di concedersi un meritato coffe break a base di panettone e focaccia. Eh sì, perché siamo vicini al Natale. Ma soprattutto siamo a Genova, non a New York, e precisamente al terzo piano di via Balbi 5, sede storica della facoltà di Scienze Politiche, altro che Conference Building!
Eppure le differenze con il vero Consiglio di Sicurezza si fermano qui: la professoressa Daniela Preda, titolare della cattedra di «Storia delle Relazioni internazionali» ha messo in scena, insieme agli studenti del suo corso, una simulazione perfetta (che varrà 2 crediti ai fini dell’esame), e da consumata regista non ha trascurato il minimo dettaglio, nemmeno i no-global a contestare come fuori da ogni reale seduta che si rispetti! «Ma io ho solo ideato e coordinato il tutto - si schermisce la professoressa - hanno fatto tutto i ragazzi, e sono stati bravissimi».
E bravissimi lo sono sul serio, tutti perfettamente immedesimati nei ruoli, dal Presidente che, nonostante i basettoni alla Subsonica tradiscano la sua reale natura studentesca, dirige imperturbabile il dibattito, ai delegati dei vari stati membri, tutti calati nella parte dei paladini degli interessi delle rispettive nazioni, al punto da approfittare della pausa caffè per prendere accordi sottobanco tra vari stati, proprio come nella realtà. Altro che metodo Stanislaski, qui si parla di immedesimazione totale, ispirata forse anche dalla supertecnologica (per i parametri delle vetuste sale della sede balbiana) Aula Mazzini, teatro del riuscitissimo esperimento. La bandiera dell’Onu, affissa al muro frontale, fa da sfondo alle spalle del Presidente che, nella prima parte della seduta, invita i capi delle 15 delegazioni dei paesi presenti, uno a uno, a deporre sull’ordine del giorno. Alcuni di loro sembrano decisamente tagliati per la carriera diplomatica, come il delegato russo Davide Testa dalla curiosa quanto imbarazzante somiglianza con Claudio Burlando, dal look alla ‘erre moscia’(sarà per caso che gli è stata assegnata proprio la Russia?!) ai membri della delegazione U.S.A., capeggiata da Francesco Postano, in cravatta scura e camicia bianca come il suo assistente: immagine alla Blues Brothers, ma piglio grintoso da Bush.
Finito il giro, si apre il dibattito, e i diversi stati chiedono di intervenire per commentare quanto detto, aggiungere questioni e avanzare proposte. Più defilati, i giornalisti (finti!) divorano intere facciate di appunti: alle 13 inizierà la conferenza stampa ed è vietato sbagliare quando si sa che gli articoli passeranno al vaglio del Segretario Generale dell’Onu in persona, ossia la prof. Preda che per l’occasione interpreta niente meno che Kofi Annan. «Queste simulazioni -spiega ‘Kofi’- nelle Università dei paesi nordici sono abbastanza diffuse, meno da noi purtroppo. E dico purtroppo perché aiutano a imparare più di tante ore sui libri, oltretutto divertendo».


E gli studenti entusiasti confermano, più che a parole, con le loro magistrali interpretazioni.

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