Controcultura

Balzac sull'orlo di una geniale crisi di nervi

Andrea Caterini

O ssessionato dal denaro, bramoso di ottenere il successo e la notorietà, se non con la scrittura, almeno nell'alta società, cinico e volgare fino all'insopportabile, Honoré de Balzac fu forse lo scrittore più controverso della prima metà del secolo XIX. Ma questo suo carattere ripugnante non è dissimile da quello degli infiniti personaggi che compongono la monumentale opera di una vita, la «Commedia umana». «Non c'era distinzione tra la vita reale e la vita dei suoi romanzi», scrisse di lui Proust, che un altro teatro umano (la mondanità) ritrarrà oltre mezzo secolo dopo. La storia di Balzac è quella di un'età colta nei suoi aspetti essenziali: la società francese post-rivoluzionaria, in particolare quella parigina - cinica, meschina. Il suo carattere però nascondeva un trauma che chiedeva di essere riscattato. Lo capiamo leggendo Louis Lambert, al quale lavorò dieci anni, fino a inserirlo, nel 1846, nel capitolo della «Commedia umana» che porta il titolo di Studi filosofici.

Louis è il ragazzo geniale e inadatto a ogni comunità che a soli quattordici anni, chiuso in un collegio dove ha un solo interlocutore, che però lo abbandonerà due anni dopo ma che poi racconterà la sua storia (il romanzo che stiamo leggendo), costruisce una teoria metafisica (che abbraccia ogni ramo del sapere) della «vita interiore», una vita separata da quella esteriore e che ci connette col tutto - visibile e invisibile, materia e spirito, terra e cielo. Ma quello che importa è scoprire quanto quel trauma di cui Balzac mai si liberò, l'infelicità di non vedere compreso il suo talento neppure da sua madre, e di essere stato costretto, per sopravvivere, a scrivere sotto pseudonimo mediocri feuilleton, qui esplode in un'opera abbacinante, nella quale tutta la sua sensibilità e la sua intelligenza vengono sprigionate. Ma cosa succede quando un uomo come Lambert (ormai uscito dal collegio), che ha riposto sulla sua visionarietà tutte le sue risorse e aspirazioni, si scontra con la società e i suoi meccanismi? «In una grotta nel deserto non avrei paura di me, invece qui ho paura. Nel deserto starei con me stesso senza distrazioni, qui una folla di bisogni mi avvilisce senza tregua». Il rischio è la follia.

Ora capiamo meglio quale sofferenza e disagio nascondesse il carattere di Balzac, anzi di Lambert ma non fa differenza, sono la stessa persona.

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