Cultura e Spettacoli

Una banda di eroi per salvare il pianeta (e il box office)

da Los Angeles

Gli eroi della Marvel formano un supergruppo, per dirla in termini musicali, o una squadra all stars, in termini cestistici, nel film The Avengers di Joss Whedon, che vede Iron Man (Robert Downey Jr.), Captain America (Chris Evans), Thor (Chris Hemsworth), The Hulk (Mark Ruffalo), Vedova Nera (Scarlett Johansson) e Occhio di Falco (Jeremy Renner), riuniti sotto i comandi di Nick Fury (Samuel L. Jackson) per combattere Loki (Tom Hiddleston), il fratellastro di Thor intenzionato ad annientare la terra con un’arma invincibile.
The Avengers, che uscirà nelle sale italiane il 24 aprile, prima dell’uscita americana del 4 maggio, è basato sull’omonimo fumetto lanciato nel 1963, e offre azione ed effetti spettacolari, anche se a volte i personaggi, già visti in film precedenti a loro dedicati, ognuno con una propria estetica, non sembrano sempre amalgamarsi tra di loro. Iron Man, al solito scanzonato e autoironico, e chiaramente il primus inter pares del gruppo, sembra ballare al ritmo di una musica diversa rispetto agli altri eroi. Ma in realtà il fatto che i personaggi siano così diversi tra loro risponde anche a ragioni drammaturgiche, poiché i supereroi, abituati a cavarsela da soli, non sanno fare gioco di squadra. Sarà stato così anche per gli attori, star obbligate a dividersi la scena?
«Per nulla - dice deciso Robert Downey Jr. - Quando ho girato Iron Man nel 2007 i vertici della Marvel dissero chiaramente che volevano lanciare sul grande schermo ogni supereroe presente nel fumetto originale, per poi culminare in un film che li includesse tutti. Sapevamo fin dall’inizio di essere parte di un grande puzzle. Vi ricordate che alla fine di Iron Man Samuel L. Jackson dice “Non sai ancora che sei parte di un universo più grande”, piantando così un seme per il futuro? E col successo di Thor e Captain America il momento era arrivato. Per una volta è bello essere un lavoratore tra altri lavoratori, e non sentire la pressione di portare un film sulle proprie spalle».
Il cameratismo tra il gruppo era chiaramente presente durante la conferenza stampa che ha visto riuniti i protagonisti del film, tra cui Mark Ruffalo, il nuovo Hulk, che succede alle incarnazioni non troppo fortunate di Eric Bana ed Edward Norton. «Mio figlio di dieci anni mi ha detto che secondo lui Hulk è semplicemente un incompreso, e io ho deciso di creare il personaggio basandomi su di lui quando fa i capricci e io cerco di insegnargli a controllarsi», dice ridendo l’attore che dà il suo meglio nelle interazioni tra Bruce Banner e Tony Stark (Iron Man in borghese), i due cervelloni del gruppo. «È la prima volta che partecipo a un film così atteso, in cui il mio ruolo è stato discusso all’infinito prima ancora che iniziassi a girare, ma è stata un’esperienza fantastica».
Chris Hemsworth, il muscoloso attore australiano che interpreta Thor, concorda: «Nessuno ha fatto il divo, tutti si sono comportati bene». Mentre Jeremy Renner, l’Occhio di Falco che aveva fatto la sua comparsa nel mondo marveliano proprio in Thor, aggiunge: «La prima volta che ci siamo ritrovati tutti assieme nei nostri costumi sembravamo un gruppo di amici travestiti per Halloween, non supereroi», e ricorda allegre serate di drink e videogiochi.
Secondo il regista Joss Whedon, il successo dei film tratti dai personaggi Marvel è la capacità di catturare l’essenza dei fumetti senza riprodurli pedissequamente, ricordando che cinema e carta sono media diversi. «Per me è stata una sfida eccitante, anche il gestire tutti questi personaggi e tutti questi soldi», dice. «In questo caso era importante separare i personaggi dal loro mondo abituale e obbligarli a lavorare assieme. Grazie a ciò si è creata una dinamica diversa: The Avengers non deve assomigliare troppo a Iron Man, Captain America o Thor, così quando questi personaggi torneranno a “casa” loro (è già in preparazione la terza “puntata” di Iron Man 3, ndr), ogni film proporrà un mondo diverso.

Ma se necessario i nostri eroi potranno essere sempre richiamati a collaborare».

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