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Bangkok, guerra civile: morto leader dei ribelli. Ora è iniziata la tregua

I morti saliti a 37. C'è anche il leader delle camicie rosse. Nonostante il rifiuto della tregua da parte del governo, sul paese è scesa la calma, dopo lo scadere dell'ultimatum. Fino a venerdì tutti i pubblici uffici saranno interrotti

Bangkok, guerra civile: 
morto leader dei ribelli. 
Ora è iniziata la tregua

Bankok - E' sostanzialmente calma la situazione questa mattina a Bangkok, nel quinto giorno dall'inizio dell'ultima serie di scontri tra le "camicie rosse" e l'esercito. Anche a Din Daeng e Bon Kai, dove più intense sono state le violenze che hanno causato sinora 37 morti e 300 feriti, regna il silenzio. La proposta di tregua fatta ieri da Nattawut Saikua, uno dei leader dei sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra, è stata definita "senza senso" dal vicepremier Suthep Thaugsuban; ma l'inazione dei militari, dopo l'ultimatum per lo sgombero della cittadella rossa scaduto ieri, fa pensare che il contatto dietro le quinte non si sia interrotto, e che la crisi possa durare più del previsto; tanto che le autorità hanno esteso la chiusura dei pubblici uffici fino al resto della settimana, in una Bangkok dove i servizi di metropolitana continuano a essere sospesi.

Ultimatum scaduto Sarebbero almeno 5mila le camicie rosse ancora asserragliate nel presidio nel quartiere finanziario di Bangkok nonostante l’ultimatum dato ai dimostranti perché lascino il presidio  sia già scaduto. "Ci sono ancora 5mila dimostranti a Ratchaprasong (il presidio delle camicie rosse, ndr), e la situazione è calma", ha detto il portavoce della polizia Prawut Thavornsir precisando che almeno 400 tra anziani e bambini hanno trovato rifugio in un tempio buddista situato all’interno della "zona rossa" presidiata dai manifestanti.

La Thailandia nel caos Con il montare della tensione si sono moltiplicati i warning che sconsigliano i turisti dal viaggiare in Thailandia e, dopo la chiusura dell'ambasciata, l'amministrazione Usa ha disposto il rientro in patria di parte del personale diplomatico. Dopo una notte sostanzialmente calma, già dalla prima mattina sono scoppiate sporadiche sparatorie negli stessi punti dove più intense erano state le violenze di ieri: gli incroci di Din Daeng e Bon Kai, rispettivamente a nord e a sud-est del bivacco dei sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra. E' lì che vengono ripetutamente a contatto manifestanti in arrivo da fuori - oltre un migliaio a Bon Kai - e i militari che da ieri hanno creato un cordone di sicurezza intorno alla "città rossa nella città", isolando l'accampamento e quindi chiudendogli i rifornimenti, già segnalati come scarsi.

Il fotoreporter ferito Il fotoreporter italiano è stato ferito di striscio e dovrebbe essere dimesso dall'ospedale in cui è stato ricoverato entro un paio di giorni. Il ferimento è avvenuto ieri a Rama IV, l'intersezione nei pressi del presidio delle camicie rosse teatro di violenti scontri tra dimostranti e forze di sicurezza. L'italiano è stato colpito nella parte bassa della schiena.

Morto il leader delle camicie rosse Secondo quanto riportato all'Afp da un portavoce dell'ospedale a Bangkok, questa mattina è morto l'ex generale delle camicie rosse. Il leader 58enne era stato ricoverato privo di coscienza, tra la vita e la morte, il 13 maggio scorso, dopo essere stato colpito in testa da un proiettile sparato da un cecchino mentre partecipava ad una manifestazione delle camicie rosse, di cui era uno dei leader più estremisti.

Intanto è salito a 35 il bilancio delle vittime degli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti a Bangkok.

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