Bangladesh, una risorsa per le imprese in Lombardia

Quando fare l'imprenditore significa morire. Il mestiere più invidiato per la ricchezza potrebbe diventare il più rischioso per la vita. Erano in forte crescita gli scambi lombardi con il paese che una volta era tristemente noto in una canzone dei «Gatti di Vicolo Miracoli» per essere il simbolo della fame nel mondo. Oggi invece è luogo di affari prosperi e la Lombardia trainava il Paese con il 17% degli scambi nazionali. Non solo il Bangladesh, ma sono ben quaranta i paesi segnalati a livello internazionale come nefasti per la permanenza turistica o per affari. Il business delle imprese lombarde con questi paesi vale 3,6 miliardi in tre mesi, su 15,5 miliardi dell'interscambio italiano.

I dati sono stati presentati ieri durante la celebrazione del premio della Camera di commercio di Monza e Brianza, «Brianza Economica». Le prime province per l'export sono Milano con 906 milioni, Brescia con 298, Bergamo con 280, Varese con 226, Monza con 189. Milano è prima anche nelle importazioni (589 milioni), seguono Mantova (circa 200), Bergamo e Brescia (oltre 100), Pavia (88).

Insieme al Bangladesh sono mercati di scambi economici ma nello stesso tempo luoghi di forte pericolo la Turchia, l'Arabia Saudita, Israele, l'Algeria, il Messico e la Tunisia, l'Iran e l'Ucraina, il Pakistan. Analizzando la Lombardia provincia per provincia, Milano importa per 21 milioni ed esporta per 9, Bergamo importa per 19 ed esporta per 7, Brescia esporta per 5 e importa per 3, Monza importa e esporta per oltre un milione. La Lombardia vale il 17% del totale italiano per gli scambi verso il Bangladesh, che pesa il 2,4% di tutti gli scambi con i paesi a pericolo di permanenza. Negli anni '70 gli studenti facevano sciopero per la «fame nel Bangladesh», come recita la canzone dei Gatti, ora gli ex sessantottini cosa fanno per Dacca?

EG

Commenti