Politica

Battaglia a colpi di falsità

L’«operazione verità» lanciata dal presidente del Consiglio davanti ai parlamentari e ai coordinatori di Forza Italia è indispensabile per dissolvere la ragnatela di mistificazioni propagandistiche che avvolgono ed oscurano anche i contorni più nitidi della realtà.
Un esempio molto concreto è la creazione di oltre 1 milione e mezzo di posti di lavoro nell'arco temporale del governo Berlusconi: esattamente, secondo le statistiche, sono stati 1.526.000 i posti di lavoro in più. Questo è un fatto che non può essere smentito. Come del resto non potevano essere smentiti i dati sui risultati della lotta al terrorismo interno ed esterno e alla criminalità organizzata, nonostante i pietosi tentativi dell'opposizione: cantano i dati del Viminale. Il tasso di disoccupazione in Italia è diminuito continuamente fino al 7,7 per cento contro l'11,6 della Germania, il 9,8 della Francia, il 9,3 della Spagna. A più lungo termine l'occupazione in Italia è cresciuta di oltre il 10 per cento dal 1996 e di più del 4 per cento dal 2001, cioè in una fase drammaticamente avversa a livello internazionale.
Questo non è tutto, ovviamente, ma è più che sufficiente per nutrire molto, ma molto più di un dubbio sull'onestà e il realismo delle mistificazioni propagandistiche, appunto, che vogliono a tutti i costi far credere che, anche per l'economia italiana, tutto va male ed è colpa del governo. Infatti, quei risultati molto positivi nel mercato del lavoro (forte aumento dell'occupazione e forte diminuzione della disoccupazione) dimostrano esattamente il contrario di quello che si vorrebbe far credere nel più elementare disprezzo della verità.
Come avrebbe fatto un'economia come la nostra, descritta in tanto cattive condizioni, addirittura sull'orlo del collasso, a generare nuova occupazione a un ritmo così elevato? Basta il buon senso per capire che la sinistra riserva agli italiani, per ora, soltanto i colpi di una spietata guerra propagandistica basata sulla mistificazione. Ma c'è di più. I forti progressi nel campo dell'occupazione corrispondono a un obiettivo che sta a cuore a tutti e, se mai, avrebbe dovuto essere il più tradizionale cavallo di battaglia della sinistra e dei sindacati (se avessero anche soltanto memoria di un loro antico ruolo propulsivo, per quanto dialettico, oramai da troppo tempo tradito per le pure lotte di potere). Sinistra e sindacati, invece, questi risultati li tacciono, li sminuiscono con fastidio, anzi li negano: per generare sfiducia e senza badare per nulla all'interesse nazionale né, in particolare, a quello dell'economia italiana.
Ma non basta ancora, tutt'altro. Perché se c'è un campo dove tanti positivi progressi, neanche in Italia, non sono caduti dal cielo come la manna, sono invece senza ombra di dubbio l'effetto diretto dell'opera del governo (ed anzi si sono verificati nonostante la più fiera e veemente opposizione della sinistra e dei sindacati), questo è proprio il mercato del lavoro. Alla base c'è la vera causa: le riforme per la modernizzazione e una maggior flessibilità dello stesso mercato del lavoro. Qui, il rapporto da causa ad effetto è indiscutibile, nonostante tutte le difficoltà e l'oscuramento sistematico, mistificatorio, dei fatti agli occhi dell'opinione pubblica più irretita da un propaganda contro la verità.
Non è che un esempio, dicevamo, ma molto significativo. Tra i molti, anzi moltissimi, dimostra come la conoscenza dei fatti sia assolutamente indispensabile in una democrazia spaccata come la nostra, soprattutto sul terreno dell'economia. Per scegliere consapevolmente il futuro del Paese abbiamo tutti bisogno di una grande «operazione verità».

Bisogna dissolvere tutte le mistificazioni propagandistiche che oscurano sia i contorni della realtà, sia le effettive alternative che condizionano l'avvenire immediato, ma soprattutto quello a lungo termine in maniera irreversibile.

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