«Le batterie al sale sono la scommessa del gruppo Fiamm»

Energia pulita e tecnologie di ultima generazione: è il binomio non solo alla base del buon andamento dei conti, testimoni di un giro d’affari in crescita da 400 a 500 milioni di euro nel 2010, ma anche e soprattutto di una prospettiva dagli ampi sviluppi potenziali: quelli promessi dalle applicazioni delle batterie al sale, accumulatori di nuova concezione, al sodio-cloruri di nickel, sui quali il gruppo Fiamm ha puntato con decisione. Dice l’ad Stefano Dolcetta: «Siamo gli unici al mondo a fabbricare batterie al sale. E ora è il momento giusto per investire su nuovi prodotti e mercati, capitalizzando il vantaggio acquisito per il futuro». Tanto più che, Oltreoceano, General Electric ha stanziato risorse cospicue per avviarne la produzione e che dalla Cina si moltiplicano le richieste a Fiamm di concessioni in licenza. «Si tratta di accumulatori ideali per l’immagazzinamento di energia prodotta da fonti rinnovabili e per la mobilità elettrica, col vantaggio di un ridotto impatto ambientale e di una notevole efficienza. Per questo stiamo ultimando un nuovo impianto ad Avezzano (L’Aquila), ampliando così una capacità produttiva che dall’inizio dello scorso anno fa leva anche sulla nuova società Fz Sonick, frutto dell’accordo col partner svizzero Mes-Dea».
Una partecipazione azionaria destinata presto ad approdare alla maggioranza, nel quadro di un piano di investimenti da 10 milioni. «Rispetto alle tradizionali batterie al piombo e a parità di volume - aggiunge Dolcetta - gli accumulatori al sale assicurano una capacità tre volte superiore, pesano meno, sono più potenti e possono giungere a 2.000 cicli contro una media di 250. E siamo ancora agli inizi del percorso di sviluppo». Nel confronto con le batterie al litio, un mercato dominato dai colossi coreani, vale un parallelo esemplificativo: «Si tratta di accumulatori che stanno ai motori a benzina come le batterie al sale stanno ai diesel: queste ultime hanno meno potenza ma più capacità a parità d'ingombro. Peraltro, la tecnologia al litio presenta ancora diversi problemi nell’impiego per la trazione elettrica, come il funzionamento in un range di temperature ristretto tra 0 e 40°C. Inoltre, i costi delle materie prime incidono per oltre il 70% contro il 40% circa delle batterie al sale: c’è, dunque, molto più margine per un progressivo calo dei prezzi a seguito di più elevate economie di scala».
Oggi l’automotive assorbe circa un migliaio di questi accumulatori all’anno, montati soprattutto su bus e furgoni a trazione elettrica usati per consegnare le merci in ambito urbano, ma il 2011 promette di moltiplicarne il numero, grazie alle commesse che, aggiungendosi alle consolidate forniture alla norvegese Think, provengono a Fiamm dalla società Venturi, che ne userà 1.500 per i veicoli di Psa Peugeot Citroën acquistati dalle Poste transalpine, e agli accordi con Fiat e Iveco in Brasile. Sul fronte dell’energy storage, invece, le batterie al sale possono dare continuità alla generazione da fonti alternative. «Il potenziale è enorme - spiega l’ad -.

Accumulare grandi quantità di energia solare ed eolica significa poterla distribuire su richiesta, creando isole produttive sul territorio senza necessità di reti di collegamento tra centrali e abitazioni».

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