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Beckham e il Manchester:«Voglio farlo perdere, segno e non esulto»

L'inglese del Milan per la prima volta sfida, da avversario, l'ex squadra.«Sarò emozionato, però che bello segnare una rete». Rooney? «Uomo chiave». Ferguson?«Per me come un padre»

A volte ritornano. E si ritrovano. Bechlam e il Manchchester. Beckham e sir Alex, inteso come Ferguson. Beckham e il suo c'eravamo tanto amati. A San Siro andrà in scena il drammone. Senza lacrime, ma con un pizzico di nostalgia. Sette anni dopo aver lasciato il Manchester United, per la prima volta David Beckham si trova ad affrontare la squadra che lo ha lanciato. «Per la prima volta proverò a far perdere il Manchester», dice sorridendo. L'inglese torna a vivere l'emozione della Champions con la maglia del Milan, ma assicura che non esulterà se dovesse segnare: «Un gol sarebbe incredibile, ma non festeggerò per rispetto verso il club e i tifosi dei Red Devils». Beckham non sa se sarà titolare, ma aspettava questa partita da sette lunghissimi anni. É in ballottaggio con Gattuso per un posto a centrocampo, ma la sensazione è che Leonardo gli voglia regalare una maglia da titolare: «Sicuramente sarà una partita molto emozionante per me - ammette - In questi anni in cui ho lasciato il Manchester United, quella di domani sarà per me la prima sfida alla squadra di Ferguson e farò di tutto perchè il Milan possa vincere. Lo United è una grande formazione: possiede giocatori forti, sanno tenere la palla. Rooney è uomo chiave di questo gruppo. Il Milan dovrà mantenere il gioco, ci vorrà anche un po' di fortuna, ma la cosa importante sarà vincere la sfida».
David ritroverà l'uomo che lo ha fatto crescere non solo come giocatore, ma anche come persona : Alex Ferguson. Un rapporto fra alti e bassi: dalla vittoria in Champions League nel 1999 a Barcellona, alla famosa lite conclusa con il lancio di uno scarpino sul volto dell'inglese da parte del tecnico. Lui, molto diplomaticamente, dribbla l'episodio: «Nei miei anni a Manchester ci sono stati momenti più belli e meno belli, ma per me Ferguson è stato come un padre».

Ed ora un patrigno a cui rubare la dote.

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