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Berlusconi avverte Bersani: "Cambi registro"

Il premier: "Per dialogare è necessario essere in due, e soprattutto avere rispetto dell’avversario, non insultarlo e demonizzarlo come il Pd ha fatto fino a ogni. Dialogo se Bersani cambia registro". E l'Udc: "Attendiamo fiduciosi che rientri nel centrodestra"

Berlusconi avverte Bersani: "Cambi registro"

Milano - "Nessuno più di me è predisposto al dialogo. Ma per dialogare è necessario essere in due, e soprattutto avere rispetto dell’avversario, non insultarlo e demonizzarlo come il Pd di Franceschini e di Veltroni ha fatto ogni giorno, e spesso più volte al giorno, contro la mia persona". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponde a Bruno Vespa che, nel suo libro Donne di cuori, gli chiede se sarà possibile avviare con Pierluigi Bersani il dialogo che fu impossibile con Dario Franceschini. "Se Bersani deciderà di cambiare registro e di concorrere alle riforme importanti per il futuro dell’Italia - chiarisce il premier - il più contento sarò io".

Il dialogo con l'opposizione Bersani, obietta Vespa a Berlusconi, sostiene che lei ha ridotto al mutismo il Parlamentoo. "Se il nuovo segretario del Pd manifesta una disponibilità a trattare sulle materie più importanti - risponde il presidente del Consiglio - non ci sarà nessuna difficoltà ad aprire una discussione seria. Bersani dimentica che molti voti di fiducia si sono resi necessari per le pratiche ostruzionistiche dell’opposizione". Può essere la giustizia il primo banco di prova?, chiede ancora Vespa. "Magari", risponde pronto il Cavaliere.

La querela a Repubblica Anche se ci sono precedenti da parte di presidenti del Consiglio di centrosinistra, come Prodi e D’Alema, molti trovano "inelegante" che il capo del governo citi in giudizio i giornali. Ma Berlusconi spiega che ha "il dovere di tutelare non la mia persona, ma l’istituzione che rappresento e che mi è stata assegnata dal voto di milioni di italiani". "Insultando me si insultano tutti loro, si insulta il loro voto, la loro volontà, la loro dignità - continua il premier - e non ho sporto querela. Mi sono rivolto, in modo direi quasi disarmato, ai giudici civili destinando da subito l’eventuale risarcimento del danno all’Istituto San Raffaele di Milano". Poi Vespa chiede della direzione di Feltri a Il Giornale: "Le dà più soddisfazioni o più problemi?". "Feltri è un giornalista certamente di centro destra - risponde Berlusconi - che assume però le sue posizioni in assoluta autonomia. E che è geloso di questa autonomia. Questo vale per il caso Boffo come per altri interventi del Giornale nel dibattito politico recente".

Il patto con la Lega e il ticket per il Nord Secondo alcuni, la concessione della presidenza di due Regioni del Nord alla Lega rischierebbe di ridimensionare il peso nazionale del Pdl. Ma Berlusconi puntualizza che "la questione è oggi ancora sul tavolo, ma se ciò dovesse accadere certamente no". "L’alleanza con la Lega è davvero solida - continua il premier - non c’è nessun problema nell’individuazione dei candidati alle elezioni regionali anche perchè presenteremo in ogni regione del Nord un ticket che indicherà un presidente del Pdl e un vice della Lega e viceversa. Nessun pericolo di sganciamento leghista, dunque. Tra me e Umberto Bossi c’è un patto ormai consolidato fondato anche sull’amicizia e sull’affetto". "Con Umberto Bossi ho sempre trovato accordi ragionevoli", precisa il presidente del Consiglio. Vespa ricorda a Berlusconi che quando in aprile i giornalisti gli chiesero a Vienna se avrebbe votato a favore del referendum che sposta il premio di maggioranza dalla coalizione alla lista, lui rispose di sì, nonostante la posizione della Lega fosse diversa. "Non ho motivo di cambiare opinione - risponde il presidente del Consiglio - Se il Popolo della Libertà fosse un’impresa e l’amministratore delegato votasse contro gli interessi della sua azienda dovrebbe dimettersi. Ma con la Lega, ripeto, non ci sono e non ci saranno elementi di contrasto".

Il rischio elezioni anticipate Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale sia il presidente della Camera, Gianfranco Fini, sia il leader leghista, Umberto Bossi, sono stati solidali (salvo il distinguo di Fini sulle critiche al capo dello Stato) al premier. Berlusconi esclude, quindi, che qualcuno di loro abbia il retropensiero di una crisi e di un "governo del presidente": "Lo escludo nel modo più assoluto". "Se mai dovesse verificarsi un cambiamento di maggioranza - continua il premier - ma è un’ipotesi che non esiste, ci tengo a dirlo chiaro, sarebbe inevitabile il ricorso ad elezioni anticipate". Poi puntualizza: "Fini si è dimostrato un alleato leale e un politico lungimirante. A lui mi lega un solido rapporto di amicizia e di stima. Anche con i parlamentari che vengono da An il rapporto è ottimo". Secondo il Cavaliere, "è naturale che la direzione del Pdl e l’Ufficio di Presidenza discutano di proposte nuove non incluse nel nostro programma elettorale, come per esempio quella di concedere in anticipo la cittadinanza agli immigrati. Si discute, si vota e la decisione della maggioranza vincola la minoranza". Anche su temi etici? "Sui temi etici il partito assume certo una sua posizione, ma riconoscendo ai singoli parlamentari una piena libertà di coscienza e di voto".

Possibile alleanza con l'Udc Berlusconi non ha mai smesso di pensare di poter fare con Casini un discorso strategico che riporti il suo partito nel centrodestra in maniera stabile. "L’Udc - ragiona Berlusconi - è con noi nel Partito del Popolo Europeo, che è la grande famiglia della libertà e della democrazia in Europa. Negli altri paesi dell’Unione i partiti popolari non si alleano con la sinistra, non sono disponibili ad allearsi con una parte o con l’altra. Questo non è casuale". Secondo Berlusconi, è infatti "la conseguenza del fatto che i nostri valori, i nostri programmi, la nostra economia sociale di mercato, sono concezioni alternative a quelle della sinistra". "Questo avviene persino in Paesi nei quali esiste una sinistra socialdemocratica e riformista vera, a differenza di quella con cui abbiamo a che fare in Italia che ha cambiato più volte nome, dal Partito Comunista al Partito Democratico, ma non ha mai rinnegato le sue radici e non ha mai, sostanzialmente, cambiato la sua politica e il suo modo di condurre la lotta politica.

Dunque - ne conclude il premier - la collocazione strategica dell’Udc non può che essere nel centro destra, e noi attendiamo fiduciosi che questo avvenga".

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