Politica

Berlusconi: bisogna dimezzare il numero delle persone che vivono di politica

Ci mancava solo la fornitura di cocaina contrattata attraverso la segretaria (pagata con soldi pubblici, ovvio) e fatta recapitare dall’autista con l’auto blu. La nuova frontiera dell’impudenza dei politici l’avrebbe raggiunta e allegramente varcata il deputato regionale della Sicilia, ed ex senatore, Salvatore Cintola, dell’Udc. Lui nega, ma intanto la sua segretaria è finita in carcere, nel suo ufficio sono stati trovati dieci grammi di droga e il segretario del suo partito, Lorenzo Cesa, ne ha chiesto l’espulsione. Al che Cintola ha replicato: «Cesa dovrebbe espellere se stesso per le cose ignobili che ha fatto». Per il momento non ha specificato quali, ma la vicenda promette di avere una squallida appendice.
Sono anche episodi come questo, mentre infuriano le rivelazioni sulla cricca e non si è ancora spenta l’eco dei festini trans di Marrazzo, che inducono nella gente il disgusto verso la casta. Un esercito di politici il cui costo il Giornale sta documentando giorno per giorno. E Berlusconi ancora una volta capta gli umori e coglie nel segno quando dice, come ha fatto ieri, che «dovremmo almeno dimezzare» il numero delle persone che vivono di politica. Il problema è che usa il condizionale. Certo: bisognerebbe, ma alla fine non si fa mai. Perché poi la casta protegge se stessa.
I parlamentari non votano il taglio degli scranni che occupano. E se si passa agli organismi locali, apriti cielo. Guardate il balletto che hanno messo in scena sull’ipotesi di soppressione di alcune (poche) Province. E c’è perfino chi, per difendere la fucina di poltrone, ha il coraggio di «offrire» in cambio la testa dei prefetti.
Bene, come dimostra l’inchiesta di Stefano Filippi che pubblichiamo oggi, tutte le prefetture d’Italia costano quanto il quattro per cento della sola Provincia di Bergamo, quella per la quale Bossi è disposto alla guerra civile. Il quattro per cento: da ridere, no?
Sì, se non fosse da piangere. Perché il vero scopo non è risparmiare qualche euro, ma sbarazzarsi di un controllo. Già i poteri dei prefetti sono stati via via limitati e, in parallelo, la spesa pubblica è cresciuta enormemente. Ora si tenta l’ultimo assalto: sbarazzarsene una volta per tutte per avere mano libera. Un disegno che il premier forse può ancora fermare, trasformando quel condizionale in un imperativo: «dimezziamo la popolazione che vive di politica».

Magari cominciando proprio dalle Province.

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