Politica

Berlusconi contrattacca: "Dimezzerò i deputati con l’aiuto degli italiani"

Il premier: "Voglio vedere se il Parlamento non voterà una legge d’iniziativa popolare con milioni di firme a sostegno". E sulla giustizia dice: "Non lascerò la politica finché non ci sarà la divisione delle carriere fra giudici e pm"

Berlusconi contrattacca: "Dimezzerò 
i deputati con l’aiuto degli italiani"

Roma Li vuole mettere alla prova. A Montecitorio come a Palazzo Madama. Li vuole porre dinanzi a un «onorevole» bivio, per capire se accettano (o meno) il drastico taglio alle poltrone in Aula, in modo da asciugare quel Parlamento che continua a considerare «pletorico». Silvio Berlusconi rilancia la sua sfida, che fa più che rima con dimezzamento: da 630 a 300 deputati, da 315 a 150 senatori. D’altronde, osserva ai microfoni di Rtl, «voglio vedere se il Parlamento non approva una legge presentata con il sostegno di milioni di elettori». Ovvero, un disegno di legge di iniziativa popolare, per mettere fine allo status quo, dato che oggi «per fare una legge ci vogliono venti mesi».
Rinchiuso da due giorni a Palazzo Grazioli, dopo aver annullato un paio di uscite pubbliche, complice - si spiega - il solito torcicollo, il presidente del Consiglio passa al contrattacco. E ne approfitta, durante una serie di interviste a emittenti tv e radiofoniche, per denunciare di nuovo la bomba mediatica «ignobile» sulla vicenda Noemi. E per rispondere al «boomerang» lanciato dall’opposizione sul caso Mills, che «rafforzerà la mia parte politica e indebolirà la sinistra - disperata - e i suoi giudici». Anche perché, «gli italiani si stanno rendendo conto della situazione», di una vicenda giudiziaria gestita da un collegio giudicante - presieduto da «una militante dell’estrema sinistra» - che «ha avuto la spudoratezza di accettare la proposta del pm». Si resta in tema. E il Cavaliere ribadisce l’impegno per la riforma della giustizia: «Ho garantito più volte che non mi ritirerò dalla politica se non quando sarà legge la separazione degli ordini, quello dei giudici e quello degli avvocati dell’accusa». Un riordino su cui «stiamo lavorando» e che «immagino vedrà la luce il prossimo anno».
Dopo un breve passaggio sulla crisi economica, per cui «ci sono germogli di ottimismo», il leader del Pdl riferisce il pronostico in chiave Europee: «Il nostro obiettivo è molto di più del 40%». In ogni caso, «bisogna mandare in Europa gente non solo capace, ma anche presente», entrando a far parte del Ppe, «gruppo più importante» del Parlamento, dove «la sinistra, confusa, litigiosa e distratta, non ha ancora deciso a quale iscriversi». Per essere insomma «determinanti», «se gli italiani non disperderanno consensi su piccole formazioni o a sinistra», in un’Europa a cui «dobbiamo dare - ripete - un “drizzone”».
Si cambia network, si passa su Radio Montecarlo e si torna sul caso Noemi. «Stavolta hanno proprio esagerato, anche portando mie situazioni private al centro della lotta politica - afferma il premier -. In questa situazione non c’è nulla che non sia più che pulito e ciò verrà fuori». «Ho detto alla famiglia (Letizia, ndr) di cui sono molto amico da anni - prosegue - che non dessero risposte sulla nostra frequentazione, per il semplice motivo che deve essere chiaro a tutti come sia meschina e indebita la volontà di chi si immette nella privacy che riguarda ciascuno di noi. E anche il comportamento di molti giornali è veramente indegno, ignobile, sconcio». Ma «quando la gente si accorgerà della vera situazione, in molti si dovranno vergognare eccome». Intanto, «sono tentato di andare in Aula a riferire» sulla vicenda, ricorda a T9, «ma ci devo riflettere». Comunque poco importa se Antonio Di Pietro presenta una mozione di sfiducia. Faccia pure, «così i nostri parlamentari gli risponderanno come si deve». Tra l’altro, il leader Idv «ci fa meravigliare ogni giorno di più, perché tocca certi limiti di volgarità...».
Si volta pagina. Capitolo riforme: «L’opposizione, divisa, senza argomenti né prospettive, non è necessaria, non è indispensabile per farle». E poi, in casa Pd, il segretario, il «buon» Dario Franceschini, veste semmai i panni del «commissario liquidatore». «Sta tentando di andare in giro» per l’Italia, «ma non c’è nessuno che bada a lui». Mentre con lui, rivendica Berlusconi, il quadro si capovolge. Tanto da non sentirsi «accerchiato», anzi. La conferma, spiega, «arriva dall’affetto della gente e dai sondaggi». E a proposito di democratici, affonda - a Canale Italia - su Massimo D’Alema: «È caduto verticalmente nella mia considerazione».
Infine, l’azione di contrasto all’immigrazione clandestina («Rispettiamo il diritto d’asilo e con i respingimenti, operazioni che non hanno nulla di brutale, non ci sono più barconi»), i rapporti con la Lega («Abbiamo un’alleanza di ferro», garantisce a Telereporter) e il nuovo j’accuse all’informazione Rai. «La tv pubblica che abbiamo - dichiara - è l’unica che attacca il governo». Tant’è vero che «sono sempre di più gli italiani che non pagano il canone, perché non sono d’accordo che con i loro soldi si paghino Annozero, Ballarò, Report...

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